221 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

La storia di Roberta Riina, uccisa a 22 anni da un vagabondo che voleva abusare di lei

La mattina del 18 ottobre Rosalinda Riina trova sua sorella Roberta, 22 anni, riversa sul letto e con il cranio sfondato. È stata uccisa dopo un tentativo di violenza sessuale. Il brutale omicida non tarderà a colpire di nuovo nella casa di un’altra donna, ma stavolta sarà scoperto. Emilio Zanini, un vagabondo di 42 anni. Un episodio oscuro del passato di Zanini mette in luce i suoi disturbi: lo sioccante tentativo di violenza sessuale a danno della nonna 80enne.
A cura di Angela Marino
221 CONDIVISIONI
Immagine

Il 18 ottobre 2005 era un martedì. Come d'abitudine nei giorni feriali, Rosalinda Riina aveva passato la notte nell'appartamento al secondo piano di via Marsala, a Partinico, proprio sopra la boutique della madre. Appena sveglia si era gettata sotto la doccia e quando ne era uscita si era accorta che la piastra per stirare i capelli era al piano di sotto, nell'appartamento dove dormiva la sorella Roberta. Era Entrata con le chiavi e prese la piastra senza dire nulla, come si fa fra sorelle, ma prima di uscire aveva fatto capolino in stanza da letto per vedere se Roberta dormisse ancora. L'aveva trovata riversa sul letto con la testa sul cuscino: "Roberta, Roberta, che hai?",aveva urlato lanciandosi sul suo corpo gelato. A un tratto aveva alzato la testa e aveva visto quello che, pur davanti ai suoi occhi, nel suo intimo non aveva voluto vedere. Gli schizzi rossi sulla parete, il cuscino inzuppato di sangue. Era stato allora che aveva urlato terrorizzata.

Quando l'ambulanza, il medico legale e la polizia furono usciti dall'appartamento nello stabile di proprietà dei Riina, si diffuse la voce che Roberta fosse stata uccisa. "Aveva il cranio fracassato" , "c'era sangue ovunque" erano le frasi che di bocca in bocca davano vita al giallo di Partinico. La ferocia di quel delitto, unitamente alle strane circostanze in cui si era consumato (in casa non c'erano segni di effrazione), alimentarono paranoie e sospetti. C'era addirittura chi ammutoliva alla presenza di Rosalinda o evitava il fratello che abitava nel terzo appartamentino dello stabile.

La pista del delitto passionale

Dalla ricostruzione dell'ultima sera emerge un particolare che orienta le indagini verso un'altra pista. Quella sera Roberta ha finito di cenare con la sorella alle 22 nell'appartamento di quest'ultima, poi una telefonata, e Roberta è andata via, probabilmente per aspettare la persona che ha chiamatoLe indagini rivoltarono il piccolo mondo di Roberta alla ricerca di quel qualcuno a cui la ragazza aveva fatalmente aperto la porta. Iscritta alla facoltà di Scienze di comunicazione a Palermo, commessa nel negozio della mamma nel tempo libero e volontaria in chiesa, non aveva nemici e neanche un fidanzato. Tutti la raccontano come una ragazza dolce, affettuosa  e responsabile, una persona che difficilmente avrebbe ammesso in casa qualcuno, mentre era da sola. Eppure qualcuno è entrato in quella stanza e le ha fatto del male, anzi, potrebbe aver tentato addirittura di abusare di lei.

Il maniaco

Mentre Partinico vive il surreale clima di caccia alle streghe scatenato dal delitto, una notte di giugno, una donna si presenta insanguinata e seminuda al pronto soccorso. "Mi ha picchiata, voleva violentarmi" dice Rita Greco, sfuggita per miracolo al maniaco dopo averlo messo in fuga. facendo anche molto di più. Nella mano, la donna stringe una ciocca di capelli strappata all'aggressore, dunque c'è una prova, una vittima, una denuncia e perfino un nome: Emilio Zanini. La vittima ha riconosciuto ‘Diabolik' come lo chiamano in paese per l'abilità nei furti d'appartamento. Quarantadue anni, cresciuto in condizioni di povertà in una famiglia che conta dieci figli, ha una storia criminale molto interessante. Emilio ha diversi precedenti per reati sessuali, alcuni dei quali molto preoccupanti. Perfino sua nonna 90enne lo ha denunciato per un episodio di aggressione sessuale avvenuto nel cuore della notte.

Il processo

L'episodio viene ricollegato immediatamente all'assassinio di Roberta, ma c'è un solo modo di verificare se il maniaco di via Marsala sia effettivamente Zanini: il DNA. Il profilo biologico del senzatetto viene confrontato con quello estratto dalla tracce rinvenute sul corpo di Roberta e risulta corrispondente. Zanini va a processo con la duplice accusa di tentata violenza sessuale e aggressione  e quello di omicidio. In aula viene ripercorsa tutta la sua vita, dall'abbandono del padre – che aveva lasciato la famiglia per farsene una nuova con la sorella della moglie – al collegio, passando per il servizio militare. Una vita costellata di isolamento sociale e disagio, tanto che, proprio a causa della denuncia di sua nonna i periti del tribunale lo avevano già riconosciuto ‘incapace di intendere e di volere'. L'assassinio di Roberta poteva essere evitato se fossero state applicate le opportune misure nei confronti di ‘Diabolik' che invece, fu ritenuto inoffensivo, nonostante gli eloquenti precedenti.

L'epilogo

Oggi Zanini sconta la condanna a 22 anni di carcere per omicidio. Otto, invece, gli è costata l'aggressione alla povera Rita Greco. È stato giudicato seminfermo di mente.

221 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views