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Genova, la storia di Ada Vallebona: murata viva dall’ex

Il 2 giugno 1994, nell’elegante quartiere Albaro di Genova, la trentunenne Ada Vallebona viene rapita. I suoi aguzzini la trascinano in un casolare di periferia dove, dopo averla incatenata, la murano viva. Per il caso di mobilitano tutte le forze dell’ordine e la Criminalpol. Dopo tredici ore di follia la polizia riesce a trovare il nascondiglio.
A cura di Angela Marino
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Ada Vallebona
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La storia di Mario e Ada comincia come un flirt scanzonato in una bella villa a Rapallo, sul litorale genovese. Commercialista di 31 anni, lei è una bellezza comune della Genova bene, figlia di medici e nipote dell'inventore della tac; lui, invece, un irresistibile scapestrato. Mentre alla radio trasmettono Nord sud ovest est degli 883, imprescindibile hit dell'estate, tra i due ragazzi nasce un flebile amore, di quelli che durano il tempo di una hit.

In autunno lei torna alla sua vita di sempre, divisa tra lo studio e la casa di famiglia nell'esclusivo quartiere di Albaro. C'è un problema, però: Mario non riesce più a tornare alla sua. È ossessionato dalla bionda commercialista e in più occasioni le telefona cercando di riallacciare i rapporti. Lei però non vuole saperne, anzi, comincia a spaventarsi di quello strano attaccamento. È il primo giovedì di giugno quando, rientrando a casa la sera, Ada si imbatte in due uomini che le sbarrano la strada, il volto coperto dal casco integrale. I due la colpiscono e la trascinano all'auto, lei fa resistenza, perde una scarpa, volano pugni, ceffoni e una coltellata. Ada potrebbe riconoscere i suoi aguzzini dalle voci, ma è ferita e in stato di choc e non riesce a riconoscere nella voce di uno dei due quella di Mario Corradini, 29 anni, il suo ex. L'altro uomo è Nicolò Fortini, 29 anni, geometra e complice reclutato per quel progetto folle da Corradini.

La prigione

Davanti a villa Vallebona qualcuno nota l'auto parcheggiata di Ada, ma lei non c'è. È alla vecchia centralina dell'Enel, a Recco, dove, proprio in quel momento,  viene gettata sul pavimento lurido, picchiata e incatenata alla caviglia. Dopo averla sistemata, i due recuperano alcuni mattoni stipati nel casolare e, a colpi di calce e cazzuola, murano la povera Ada dentro quella buio cubicolo. La ragazza è spacciata.

Il riscatto

Intanto, a Villa Vallebona, dove l'ansia si taglia con un coltello, arriva l'attesa telefonata. È Davide, fratello della giovane, a rispondere al telefono: "Abbiamo preso Ada, vogliamo 3 miliardi entro il 10 giugno". Davide Vallebona, il papà di Ada, primario radiologo dell'ospedale San Martino, ha due scelte: chiamare la polizia o consegnare il riscatto senza alcuna garanzia di rivedere la figlia. Dietro quella muraglia infatti, la povera Ada infatti è gravemente ferita. Il dottor Vallebona fa una scelta rischiosa: chiamare le autorità. Per il caso di mobilitano tutte le forze dell'ordine e la Criminalpol. È il questore Marcello Carnimeo a portare il peso di un indagine delicatissima che lo vede sotto i riflettori della stampa nazionale. Il sequestro di Ada Vallebona, la nipote di Alessandro Casabona, l'inventore della scintigrafia è una notizia che i quotidiani e la tv fagocitano in poche ore, tanto da assieparsi davanti alla villa di Albaro.

La confessione

Sulla sedia della sala d'aspetto del commissariato sfilano colleghi, parenti e amici della vittima, ma sono le amiche, interrogate, dagli investigatori a indirizzare i sospetti verso l'ex fidanzato dell'estate precedente: Mario Corradini. "Ero da mia sorella Simonetta a cena, chiedete a lei" – dice ai poliziotti. L'alibi viene confermato dalla donna e le indagini tornano al punto di partenza. I Vallebona sono una famiglia facoltosa e forse – concludono gli agenti – non è stato un fidanzato arrabbiato a rapire la ragazza, ma un criminale esperto. Un sequestratore esperto, però, per prima cosa avrebbe fornito una prova dell'esistenza in vita dell'ostaggio, ma così non è stato.

La corsa contro il tempo

Si torna lì, a quell'ex insistente e molesto, ma stavolta qualcosa nel quadro cambia. Simonetta, la sorella di Mario, interrogata nuovamente, crolla: "No, non l'ho visto quella sera". Corradini viene mandato a chiamare, interrogato, torchiato, poi, quando sembrava che niente possa venire fuori dalla sua bocca, ammette: "Sì, l'ho presa io". Scatta una corsa contro il tempo: la ragazza è in fin di vita, pestata selvaggiamente con una catena e la porta di quella maledetta centrale è murata. Gli agenti studiano ogni soluzione, compresa quella di aprirsi un varco facendo cadere quel muro, ma è troppo pericoloso. Quando ormai sembra che non ci sia più via d'uscita eccolo che spunta: un cunicolo di 40 centimetri lasciato aperto (per sbaglio) dai sequestratori.

L'epilogo

Una nicchia, in pratica, ma pur sempre un passaggio verso la prigione dove l'ostaggio potrebbe essere in condizioni disperate. Con un'operazione ardua gli agenti riescono infine a portar fuori Ada: è pallida, incosciente, tumefatta, temono che possa aver subito gravi danni a un occhio, ma è viva e finalmente può ricevere soccorsi. Qualche ora dopo, mentre ai polsi del suo ex scattano le manette, nel suo letto d'ospedale, dove ha appena riacquistato coscienza Ada ripete, strascicando con le lebbra gonfie, incredula: "Mario? È stato Mario?".

I due sequestratori
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Giornalista dal 2012, scrittrice. Per Fanpage.it mi occupo di cronaca nera nazionale. Ho lavorato al Corriere del Mezzogiorno e in alcuni quotidiani online occupandomi sempre di cronaca. Nel 2014, per Round Robin editore ho scritto il libro reportage sulle ecomafie, ‘C’era una volta il re Fiamma’.
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