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La “secessione” di un Comune trentino: niente nome in italiano

È polemica per la proposta di utilizzare solo il nome ladino per il nascente comune di Sen Jan di Fassa, originato dalla fusione di Pozza di Fassa e Vigo di Fassa.
A cura di Redazione
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Uno scorcio della Val di Fassa, durante il giro d'Italia
Uno scorcio della Val di Fassa, durante il giro d'Italia

Potrebbe essersi creato un nuovo precedente "di ordine nazionale" dopo la vicenda della fusione dei comuni di Pozza di Fassa e Vigo di Fassa, in Trentino Alto Adige. Un disegno di legge della Giunta Regionale ha infatti sancito la possibilità di nominare il nuovo Comune semplicemente come Sen Jan di Fossa, lasciando solo il nome della valle in lingua italiana ma utilizzando esclusivamente la lingua ladina per indicare "San Giovanni". I cittadini avrebbero deciso, tramite referendum consultivo, di non utilizzare la doppia dicitura "San Giovanni – Sen Jan", ma di conservare solo l'appendice del nome in italiano, indicante, appunto, la zona in cui si trova l'aggregato urbano.

La polemica, aperta dalle obiezioni sollevate dal consigliere del centrodestra Urzì, è stata portata all'attenzione del Senato da Gaetano Quagliariello, eletto con il Popolo delle Libertà e ora animatore del gruppo "Federazione della libertà – Idea – Pli".

I senatori di Idea hanno così messo nero su bianco una interrogazione parlamentare al Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, con la quale si chiede cosa il Governo pensi del "primo caso italiano di Comune di nuova costituzione (mediante fusione) a cui non sia assegnato un nome in lingua italiana (San Giovanni), ma solo nella lingua della minoranza linguistica (Sen Jan), pur in presenza della denominazione italiana storicamente fondata e comunemente utilizzata, sia in sede amministrativa che di pubblicistica". In tal modo, spiegano, "si apre una ferita, ovvero il precedente di un Comune italiano senza denominazione in lingua italiana", anche perché bisogna considerare che la lingua ufficiale dell'intera Regione è l'italiano e "i diritti delle minoranze linguistiche si esercitano affiancando la lingua della minoranza e non sostituendo la lingua dello Stato".

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