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La Resurrezione secondo Rudolf Steiner, la vera sfida al materialismo

Qual è il vero significato della Resurrezione? Illuminante è la visione dell’antroposofo Rudolf Steiner che, in occasione della conferenza tenuta a Dornach il 27 marzo 1921, illustrò come la ‘cultura del dolore’ e la concezione materialistica abbiano fuorviato la percezione esatta della Pasqua. Per comprenderla occorre riappropriarsi della realtà dello spirito.
A cura di Silvia Buffo
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Cristo risorto, dipinto dall'artista Lucia Merli
Cristo risorto, dipinto dall'artista Lucia Merli

Il filosofo Rudolf Steiner tenne una brillante conferenza a Dornach il 27 marzo 1921 per far luce sul vero concetto di Resurrezione, un concetto fuorviato da secoli, a partire dal Concilio di Costantinopoli, che segnò la “riduzione” dell’uomo a corpo e anima. Da qui si è andata edificando la conseguente “riduzione” della Pasqua a mera contemplazione dell'Uomo dei dolori, del Crocifisso. Il Crocifisso è l’espressione del passaggio verso il materialismo cristiano. A contribuire in maniera suggestiva e incrementandone la carica emotiva è la raffigurazione di tutta l’arte sacra, incentrata sul Chrestos, il corpo fisico, sofferente, disperdendone l’immagine vittoriosa del Christos, che vince la morte e si innalza vittorioso sulla sofferenza e sul dolore.

Il significato autentico della Pasqua secondo Steiner non può prescindere da una visione, sovrasensibile, immortale, eterna dell’uomo, il cui spirito si riveste soltanto della corporeità fisica umana. La concezione dell’esistenza fisica non ha fatto altro che orientare il corpo fisico alla morte che paradossalmente si è nutrito del concetto di nascita, la cui controparte non poteva essere che la fine fisica. Le forze della morte si radicalizzano modificando il pensiero e facendo subentrare la morte vera e propria, quella del pensiero.

Si può dire allora che l'altro lato della nascita, l’idea della morte con la Pasqua si va corroborando tradendo il senso profondo del Cristianesimo antico. Esso partendo da una concezione orientale, trovò parola in Paolo, che ricordò come la morte di Gesù abbia costituito ogni forma di fede: «Se Cristo non fosse risorto sarebbe vana la nostra fede». In questo periodo Gesù Cristo è presentato come Buon Pastore, che veglia sui destini eterni dell’uomo, intrappolato nel torpore della sua esistenza temporale.

Alla spasmodica ricerca di Cristo da parte dei credenti Steiner risponde con le parole stesse del Vangelo: «Colui che cercate non è qui» e aggiunge «Dovete cercarlo nei mondi spirituali, non dovete più cercarlo nel mondo fisico-sensibile. Colui che voi cercate quale essere fisico-sensibile non è più nel mondo fisico-sensibile». Il materialismo occidentale ha travolto la saggezza dei primi secoli cristiani, all'epoca il materialismo non si era ancora del tutto radicato, e non a caso si compenetrava il Mistero del Golgota. Ma nel IV secolo divenendo il Cristianesimo religione di Stato si stravolse il senso della religione, anche con l'ausilio della patristica e della letteratura cristiana.

Steiner cerca di spiegare nella sua conferenza a Dornach come la concezione della sofferenza nei credenti sia generata proprio dal contatto insano con la materia:

L’uomo non deve lasciarsi stordire dall’immagine del Salvatore che muore sommerso dai dolori. Deve imparare che il dolore è connesso col fatto di essere legati all’esistenza materiale. Questo era uno dei principi fondamentali dell’antica sapienza, scaturito ancora dalle radici istintive del conoscere umano e che noi, ora, dobbiamo riconquistare mediante un conoscere cosciente. Secondo questo principio il dolore si origina dalla connessione con la materia, la sofferenza è generata dal fatto che l’uomo si unisce alla materia.

Il senso della contemplazione del dolore sta nel superamento terreno e sensibile e nella risurrezione dell’essere spirituale. Calzanti le parole di Rossella Alemanno che riprende per ricollegarsi al senso ultimo della Pasqua quelle di Steiner:

È necessario spingerci al di là di una concezione amputata della sua parte eterna e spirituale, che ci consegna l’immagine di un Cristo giudice, oppure dolente. E potremo farlo solo guardando al Mistero del Golgota con altri occhi, con uno sguardo che abbraccia l’intera evoluzione dell’umanità. «Noi abbiamo bisogno del Cristo quale Essere sovrasensibile, di natura extraterrena, che pur tuttavia è entrato nell’evoluzione terrestre. Dobbiamo conquistarci questo pensiero che è come il sole di tutte le rappresentazioni umane».

Memorabile resterà il genio di Rudolf Steiner per l'integrazione tra le scienze naturali con una indagine scientifica del mondo spirituale attraverso la sua ‘antroposofia', nella cultura attuale unica sfida al superamento del materialismo. Il pensiero del filosofo austriaco non è stato ancora valorizzato per ciò che meriterebbe, come ci ricordando le parole di Michael Schmidt:

Mi sono chiesto: come è possibile che si cresca nell’occidente cristiano, si frequenti il catechismo, si venga cresimati, si partecipi ai raduni ecclesiali annuali e nulla, assolutamente nulla si venga a sapere di ciò che Rudolf Steiner ha da offrire quali concreti e moderni pensieri cristiani? Come è possibile collegare al suo nome solo l’agricoltura e la pedagogia, senza mai avere la minima idea delle fondamenta cristiane della sua scienza dello spirito, capaci di dar vita e salute?

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