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La proposta (irrealizzabile) di Matteo Salvini: “Crediti formativi per studenti che donano sangue”

Il vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, propone di introdurre dei crediti formativi per gli studenti delle scuole superiori e delle università che decidono di donare il sangue. Ma quella del ministro dell’Interno sembra proprio essere un’idea irrealizzabile, già esclusa dal protocollo tra Avis e Miur e ritenuta impossibile perché discriminatoria.
A cura di Stefano Rizzuti
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L’obiettivo è quello di incentivare i ragazzi, già da giovanissimi, a donare il sangue. Il modo per raggiungere questo scopo, nella mente di Matteo Salvini, è quello di introdurre dei crediti formativi aggiuntivi per gli studenti delle scuole che decideranno di donare il sangue. A margine di un evento a Milano, il ministro dell’Interno annuncia questa sua nuova idea: “Proporrò al ministro dell’Istruzione Marco Bussetti di introdurre agevolazioni per chi dona il sangue, sia nei licei che negli istituti tecnici e nelle università. Si tratterà di introdurre crediti formativi perché è un atto di civiltà, utilità e generosità”. L’idea di Salvini è quella di premiare “questo gesto” con dei crediti, in modo da incentivare anche coloro i quali “hanno paura dell’ago o hanno qualche dubbio”.

Salvini è oggi a Milano e partecipa proprio a un’iniziativa sulla donazione del sangue all’università Cattolica, organizzata dall’associazione della polizia che riunisce i donatori. L’auspicio del vicepresidente del Consiglio è che “le università diventino il massimo luogo di formazione per la donazione del sangue. Anche a livello di crediti formativi: si potrebbe pensare ad un'iniziativa per la quale se mi porti il cedolino della donazione ti do 2 crediti in più”. L’idea di Salvini sembra quella di estendere questo ragionamento anche all’università, quindi, e non solo alle scuole superiori di secondo grado. Tanto che il ministro dell’Interno ironizza: “Ai tempi per l’esame di Letteratura italiana avrei donato tre litri di sangue pur di avere qualche credito”. Il leader della Lega spiega, inoltre, che sta già lavorando con il ministro Bussetti affinché “ci sia una campagna a tappeto”.

Perché la proposta di Salvini è irrealizzabile

L’idea di Salvini si scontra, però, con una serie di problemi. E ad escludere che si possa realizzare esiste persino un protocollo d’intesa tra l’Avis (l’Associazione volontari italiani del sangue) e il ministero dell’Istruzione. Il protocollo, rinnovato nel 2018, riguarda la campagna di informazione nelle scuole sulla donazione del sangue. E precisa che “la partecipazione degli studenti ai progetti realizzati in attuazione del presente protocollo d’intesa potrà dar luogo ad eventuale riconoscimento di crediti formativi”. Però si specifica anche una cosa importante: “In nessun caso i crediti formativi possono riferirsi alla mera attività di donazione”. Una condizione derivante da autorevoli pareri su questa possibilità: la decisione di concedere crediti a chi dona il sangue comporterebbe una discriminazione nei confronti di tutti coloro i quali non possono farlo per ragioni di salute, come malattie cardiovascolari o per un peso inferiore al minimo necessario (ovvero 50 chili).

Ciò che invece viene già previsto e spesso fatto dalle scuole riguarda le attività di volontariato svolte dagli studenti per l’Avis. Spesso, infatti, le Avis provinciali rilasciano attestati per gli studenti che hanno svolto queste attività: certificazioni che possono essere trasformate in crediti formativi dagli istituti scolastici. Lo stesso protocollo prevede poi un piccolo incentivo a donare il sangue, ma che nulla ha a che vedere con i crediti: “Le studentesse e gli studenti assenti dalle lezioni per aver effettuato una donazione di sangue sono considerati ‘assenti giustificati’ e, pertanto, tale giorno non viene computato nel monte ore totale di assenze fatte nel corso dell’anno scolastico”. D’altronde, lo stesso Salvini negli scorsi mesi aveva proposto di rendere la donazione obbligatoria per gli studenti, ma come spiega oggi lui stesso “è evidente che è una forzatura, per cui ho scartato l’idea”.

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