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La personale di Monica Marioni nella Casa Gallo di Carlo Scarpa: quale rapporto tra Opera e Spazio

Si chiama “HOTEL MO.MA.”, la personale d’arte contemporanea di Monica Marioni che si terrà a Casa Gallo, una delle opere più importanti e riconosciute a livello mondiale realizzate dall’architetto veneziano Carlo Scarpa. La mostra racconterà “la trasformazione di un luogo domestico in un ideale hotel temporaneo abitato dalle opere dell’artista”.
A cura di Redazione Cultura
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Un'opera di Monica Marioni
Un'opera di Monica Marioni

L'opera e lo spazio, l'opera nello spazio, quanto e quali sono i modi in cui interagiscono l'opera di un artista e lo spazio in cui sono esposti? Forse non esiste una risposta univoca, ma un esempio lo darà "HOTEL MO.MA.", la personale d'arte contemporanea di Monica Marioni che si terrà a Casa Gallo (presso Palazzo Brusarosco-Zaccaria a Vicenza Vicenza) dal 9 febbraio al 9 marzo 2019. L'opera della Marioni si inserisce e riempirà uno degli spazi d'arte più importanti del Paese, un'opera riconosciuta a livello mondiale di cui da pochi anni sono stati conclusi i lavori e che è anche il primo lavoro realizzato da Carlo Scarpa a Vicenza.

Unire arte e architettura è sempre stato uno dei temi privilegiati da Scarpa che negli anni 60 intervenne su questo palazzo dell'800 e che nella sua carriera lo ha portato a compiere oltre sessanta allestimenti, tra mostre e musei, senza contare l'allestimento della mostra retrospettiva di Paul Klee nell’ambito della Biennale di Venezia: "Ogni progetto è un rammendo dell’esistente con il contesto, ogni realizzazione è pensata per un luogo preciso ed è un unicum, singolare" diceva l'architetto.

E proprio in questa prospettiva si inserisce la mostra della Marioni che, come si legge nella presentazione "racconterà la trasformazione di un luogo domestico, un tempo abitazione della famiglia Gallo, in un ideale hotel temporaneo abitato dalle opere dell'artista e dal pubblico, protagonista quanto le opere di un’inusuale passeggiata architettonico-artistica attraverso gli spazi ridisegnati da Carlo Scarpa nel periodo 1962-65, tra continue fughe prospettiche, vuoti, il continuum di stanze senza porte, il gioco di luce che abbaglia le pareti/quinte e una ‘piazza' centrale espressamente pensata come spazio-museo per ospitare opere d'arte moderna".

Il pubblico si troverà ad osservare e passeggiare attraverso fotografie, installazioni, opere sonore e performative inserite dall'artista nei diversi ambienti dei 650 metri quadri di Casa Gallo, per un incrocio armonioso ma anche in grado di spiazzare l'osservatore che si ritroverà immerso in "un hotel ideale, composto, più che da camere, da wunderkammer scandite da continui détournement estetici e concettuali", rendendo contenuto e contenitore l'uno indispensabile all'altro e potenziando la forza del contenuto concepito esclusivamente per quell'ambiente particolare dalla Marioni che ha concepito questo progetto negli ultimi cinque anni partendo dagli spazi a disposizione ma anche dalla luce che, ad esempio, nello stanzone centrale, denominato "la piazza" proviene dalle finestre a nastro poste in alto e dalla vetrata ampia e aperta sui tetti di altre case, fino al suono d’acqua sorgiva che si diffonde nello spazio centrale.

Il percorso ha una sosta davanti a un breve corridoio chiuso da una porta a soffietto di stoffa rossa, vi si riconosce l’opera dal titolo Autoritratto. Dietro, sulla parete verde muschio dell’ingresso atrio, la serie di Polaroid dal titolo Schiene, rappresenta appunto una sequenza di schiene che si offrono allo sguardo dello spettatore, con una pudicizia mascherata da un esibizionismo appena trattenuto. Di fronte, nella sala da pranzo, in cinque lightbox dal titolo Totem & Tabù l’artista si mostra in piedi, nuda, con accanto ogni volta una persona diversa, anch’essa nuda. In cucina, l’installazione Chiudo gli occhi e volo via, visibile esclusivamente da un passavivande aperto a metà, e questa limitazione dà alla visione un carattere voyeuristico. Su una parete del bagno attiguo è appesa lo scatto da performance dal titolo LE UMANE PAURE – La povertà, in cui una donna nuda in ginocchio ha la testa dentro un water. L’azione, estrema nella sua semplicità, denuncia una condizione di disagio diffuso tra la popolazione della città, allorché la Banca locale è andata in bancarotta.

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