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Opinioni

La marcia per Charlie Hebdo? In Italia sarebbe stata ridicola

Pensateci, solo per un attimo. Nella malaugurata ipotesi che dovesse accadere, saremmo in grado di scendere in piazza contro il terrore uniti, senza coprirci di ridicolo grazie a tanti personaggi in cerca d’autore tra politica, tv e giornali?
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L'immagine della Francia in marcia contro il terrore estremista che ha seminato morte e sangue dalla redazione di Charlie Hebdo in poi, è potente. "Je Suis Charlie": l'abbiamo scritto sui social network (e pure sulle magliette in vendita a pochi dollari già subito dopo la tragedia), ribadito in ogni luogo (e lago) virtuale. E se  la manifestazione fosse stata, ad esempio, in Italia?

Sia chiaro, nella storia repubblicana abbiamo avuto tanti momenti nobili di lotta e di contrapposizione al terrore. Ma pensa oggi, una manifestazione del genere, nel Paese dei mille personaggi in cerca d'autore? Che sarebbe diventata? Ecco qui alcuni titoli (sono falsi!). Leggeteli con calma, uno a uno, chiudete gli occhi e ditemi se non sono assolutamente plausibili.

Durante il corteo avremmo avuto notizie politiche del genere:
«Cgil attacca il governo dal corteo: Alfano non ha fatto niente»
«Forza Italia in piazza: "Ma non vicino ai comunisti»
«Lega Nord, bandiere anti Islam al corteo»
«E Borghezio butta a terra un kebab alla manifestazione»
«Calderoli agli immigrati: "Tornatevene a casa!"»
«Salvini, selfie con Gigi D'Alessio alla marcia»
«Io, escluso dalla marcia anti terrore: parla il cantante Drupi»
«Durante il corteo Renzi twitta #LaVoltaBuonaCheiTerroristiLiCacciamoVia»

Non sarebbero mancate le tensioni, durante una marcia simile:
«La pornostar in piazza, fermata dai carabinieri»
«Le Femen irrompono al corteo, seni nudi davanti al Campidoglio»
«Bruciata la bandiera di Israele»
«Bruciata la bandiera con la Mezzaluna»
«Bruciato il tricolore italiano»
«Bruciato un uomo che accendeva un petardo al corteo»
«In piazza i Notav, cassonetti bruciati»
«Fischiato l'inno»
«I neoborbonici non cantano l'inno»
«I monarchici non cantano l'inno»

E poi le diatribe televisive dove le mettiamo?
Bruno Vespa in diretta: «Ecco il plastico della testa del corteo»
«Barbara D'Urso, in onda le lacrime dei figli delle vittime»

Dieci milioni per gli organizzatori, mille per la Questura…
«È scontro di cifre»

Gli immancabili editorialisti…
Il fondo di Ostellino: «Mi fanno schifo»
Il fondo di Ferrara: «Ecco gli amici del terrore»

Infine, le polemiche del giorno dopo
«Rai, è polemica: durante la diretta del corteo spot sul Kebab»
«Dopo il corteo è polemica: comunità Lgbt ignorata»
«Noi buddisti italiani ignorati»
«Noi Valdesi ignorati»

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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