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“La malattia può generare arte”: esperti e medici ne hanno discusso a Napoli

C’è una relazione affascinante e feconda fra arte e malattia, da Caravaggio a Goya, da Munch a Monet, fino all’arte presepiale. A Napoli è stato dedicato un importante incontro nell’Istituto italiano per gli studi filosofici.
A cura di Silvia Buffo
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"L'urlo" di Munch- 1893
"L'urlo" di Munch- 1893

Un'affascinante ralazione tra il mondo dell'arte e la malattia è stata evidenziata durante l'incontro "Il medico e l'arte", promosso dall'Associazione nazionale medicina legale pubblica amministrazione e dalla Commissione medica di verifica Mef di Napoli, nell'Istituto italiano per gli studi filosofici. Hanno partecipato all'evento Luigi Lista e Giuseppe Guadagno, presidente e vicepresidente dell'associazione, il dottor Giuseppe Clemente, il chirurgo Gennaro Rispoli, fondatore del Museo delle Arti Sanitarie, che ha illustrato come la malattia sia presente anche nelle reppresentazioni dei presepi.

Goya si intossicava col piombo portando il pennello alla bocca, Munch ha generato "L'urlo" con un attacco di panico, Antonio Ligabue era un dissociato

Carlo Zinelli dichiarò che la malattia psichiatrica sia stata la musa ispiratrice della sua pittura, affiancandosi all'uso di droghe e al sottofondo della musica sempre presente nella sua vita, generò numerose composizioni negli anni Settanta e Ottanta. Ma, andando a ritroso, la carrellata dei grandi nomi dell'arte, influenzati radicamente della malattia è molto fitta: c'è una vera e propria antologia, il dottor Clemente ha spiegato il caso di Francisco Goya e della sua ‘pinturas negras', dietro la quale si cela il ‘saturnismo', una forma di encefalopatia da intossicazione cronica da piombo. Goya aveva l'abitudine di intingere il pennello nella tavolozza per poi portarlo alla bocca e diluirne il colore con la saliva. Accanto a Goya non possono mancare Vincent Van Gogh con trenta diagnosi psichiatriche diverse e Edvard Munch che in seguito ad un attacco di panico generò "L'urlo". Ed ancora presenti in questo iter antologico Claude Monet, colpito da cataratta a entrambi gli occhi, uno strabico Rembrandt e ad Antonio Ligabue fu riscontrata una sindrome dissociativa.

Da Caravaggio a Beethoven un'antologia di grandi dell'arte afflitti da patologie

Un ritratto di Beethoven
Un ritratto di Beethoven

Un excursus interessante, a partire da Caravaggio, di cui si è ipotizzata la presenza di un "disturbo di personalità borderline", passando per il caso di Niccolò Paganini con la Sindrome di Marfan o di Ehlers Danlos, che aveva reso le sue dita ipersensibili e se si pensa al virtuosimo incommensurabile della sua musica, forse si può dire che la malattia abbia dal punto di vista artistico giovato. Il dottor  Giuseppe Clemente ha ulteriormente riportato una serie di casi, ripescando dettagli biografici di grandi artisti come Pierre Auguste Renoir che per l'artrite reumatoide rivoluzionò il suo stile, mentre per Robert Schumann si può parlare di ‘psicosi paranoidea', di cui i suoi capolavori hanno certamente risentito, e a Ludvig Van Beethoven fu diagnosticato un disturbo bipolare.

La malattia è arte nei presepi di Napoli: "attraverso i pastori e la creatività artistica si esorcizza il male"

Al Museo delle Arti Sanitarie, fondato dal professor Rispoli, nel complesso dell'ospedale ‘Incurabili', c'è un presepe che ospita quaranta pastori malati, e affetti da svariate patologie, come il cieco e lo zoppo. Così la malattia ha influenzato anche l'arte presepiale. Questa è una testimonianza di rara bellezza, ci ricorda delle condizioni degli ‘ultimi' che dalla rappresentazione napoletana si estendono come portavoce silenti ma forti per i sofferenti di tutto il mondo. Così si esorcizza il male, palesandolo, rendendolo ‘sociale' e l'ottica di un gruppo di pastori malati è proprio quella di inserire i bisognosi in un orizzonte più ampio, che possa restituire una considerazione paritaria, è l'ottica della ‘socializzazione' nonostante la malattia, quella che allegoricamente è rappresentata nel presepe degli ‘Incurabili'.

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