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La lettera di una studentessa africana a un razzista: “Perché mi vuoi uccidere?”

Una studentessa originaria del Burkina Faso ma da 11 anni in Italia ha scritto una lunga lettera aperta al coetaneo che – nel bagno di una biblioteca – ha inneggiato alla tentata strage di Luca Traini a Macerata.
A cura di Davide Falcioni
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Leaticia Ouedraogo è una ragazza di 20 anni nata in Burkina Faso ma da tempo residente in Italia: studia lingue al Collegio internazionali di Ca' Foscari di Venezia e ha dedicato una "lettera aperta" all'autore di una scritta inneggiante a Benito Mussolini e Luca Traini (l'attentatore di Macerata) apparsa qualche giorno fa nel bagno dei maschi della biblioteca universitaria alle Zattere. "Uccidiamoli tutti ‘sti negri", aveva scritto l'anonimo razzista. Ed è a lui che Leaticia si rivolge nella sua missiva, pubblicata sul blog studentesco Linea 20: "Voglio parlarti, capire perché tu mi voglia uccidere, visto che sono negra. Sono impaurita, non perché io abbia paura di essere uccisa, ma mi spaventano le ragioni per cui verrei uccisa. Come puoi pensare di uccidere qualcuno solo per il colore della sua pelle?". La studentessa ha poi continuato: "Mi sono immaginata un ragazzo della mia età chiedermi la tessera per la biblioteca, e poi andare in bagno a scrivere quelle frasi, e mi sono chiesta: perché?".

Leaticia è arrivata in Italia nove anni fa insieme alla madre, che desiderava ricongiungersi con il padre a Bergamo. I problemi, per la ragazza, sono iniziati in prima media, quando alcuni coetanei le chiesero: "Ma tu sei una bambina in regola?". Nel periodo del liceo, mentre attendeva l'autobus per tornare a casa, le è capitato di venire avvicinata da adulti che le volevano offrire un passaggio. "Mi scambiavano per una prostituta. Allora io rispondevo a voce alta, tutti sentivano e loro si vergognavano da matti".

E' sempre stata l'ironia l'arma scelta da Leaticia per opporsi al razzismo nei suoi confronti. "In qualche modo mi ha reso immune al razzismo". O almeno lo credeva: dopo la tentata strage di Macerata e aver letto la scritta nel bagno della Biblioteca, vergata da un suo coetaneo, l'ironia non è più stata sufficiente: "Cosa otterresti dalla mia morte? Io vorrei solo capire. Vienimi a parlare. Voglio essere guardata dritto negli occhi e voglio sentire cosa ti affligge. Perché mi odi? Come mi uccideresti? Come ti sentiresti dopo la mia morte? Saresti felice? Voglio capire la dinamica dei tuoi sentimenti. Vienimi a parlare prima di uccidermi, cosicché io ti possa abbracciare e mostrare un po’ di umanità". E per finire le parole forse più forti: "Non devi uccidere me, devi uccidere quel mostro oscuro che si nutre delle tue paure e della tua ignoranza, ma anche della tua ingenuità. Ti auguro sinceramente di sconfiggere questi mostri".

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