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La lettera del procuratore Spataro al figlio Andrea morto: “Fiero di come facevi l’avvocato”

Armando Spataro, procuratore della Repubblica di Torino, ha scritto una toccante lettera ai colleghi del figlio, morto a soli 36 anni dopo una grave malattia.
A cura di D. F.
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Armando Spataro, procuratore della Repubblica di Torino, ha scritto nei giorni una straziante lettera di ringraziamento ai colleghi di suo figlio Andrea, avvocato penalista morto un mese fa dopo una lunga malattia. Era il 9 settembre quando il giurista è deceduto, lasciando un vuoto nella sua famiglia costretta a vivere un "momento di inimmaginabile dolore".

"Spero ora – scrive il magistrato – di non apparire inopportuno nel tentativo di “far parlare Andrea”: tanti sono i genitori che soffrono per simili tragedie e non tutti hanno questa possibilità… e forse lo stesso mio figlio, dotato di una grande sobrietà, potrebbe non essere d’accordo". Prima di proseguire, Spataro spiega di voler dedicare la missiva non solo al "figlio" ma anche all'avvocato: "Andrea amava lottare con libertà di pensiero, dignità e coerenza"; la lotta, scrive il padre, "come regola di vita, non in senso retorico, ma quella quotidiana e silente per i principi in cui si crede, per il bene, per la solidarietà, per la vita… Ed eroe non è sempre e solo chi per tutto questo combatte e vince, ma anche chi combatte e perde".

La missiva si conclude con un ringraziamento per l’affetto a tutti i colleghi di Andrea, e con un toccante rucordo del giorno dell’addio: "L’11 settembre, cioè il giorno della S. Messa per Andrea, i suoi più cari amici gli hanno dedicato due pagine di amore che uno di loro ha letto in un’affollata Basilica milanese. Tra le altre, hanno ricordato queste sue belle parole da giovane avvocato che si guarda intorno e vuole capire e conoscere, parole che ripeteva ai suoi amici e colleghi: “il Tribunale va vissuto…e la giustizia non è l’avventura di un giorno !” . Erano questa sua visione della giustizia e la dignità con cui viveva la sua professione che mi rendevano e mi rendono orgoglioso di avere avuto un “figlio-avvocato".

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