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La Guardia Costiera restituisce alla collettività 250mila metri quadri di spiagge libere

La Guardia Costiera ha sequestrato 250mila metri quadri a operatori che li avevano occupati illegittimamente.
A cura di Davide Falcioni
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Duecentocinquantamila metri quadri di spiaggia sono stati restituiti alla collettività dall'ultima settimana di luglio ad oggi, 3 agosto. Le autorità hanno infatti effettuato oltre 5 mila controlli che hanno portato al sequestro di 12 mila attrezzature balneari, riscontrando 385 illeciti, per un totale di circa 170 mila euro di sanzioni amministrative. È il bilancio dell'operazione "Spiagge libere" condotta dalla Guardia Costiera allo scopo di combattere l'occupazione abusiva di tratti destinati all'uso pubblico. Nel cuore dell'estate, e nel periodo dell'anno in cui è più alta la presenza di bagnanti, i litorali italiani sono stati sottratti a quei privati che, sprovvisti delle licenze, li avevano trasformati di fatto in calette "private" o in stabilimenti balneari non autorizzati per trarne un profitto privato illegittimo.

Oltre a ostacolare il libero accesso a spazi pubblici, rivela in una nota la Guardia Costiera, l'occupazione irregolare con ombrelloni e lettini "genera un indebito profitto per gli occupanti, un mancato introito per l'erario e una distorsione della concorrenza verso tutti quei gestori rispettosi delle norme e che versano correttamente i relativi canoni demaniali". Una volta verificati gli illeciti, le attrezzature balneari sono state sequestrate, restituendo le coste all'uso libero e pubblico dei cittadini.

"Con questa operazione abbiamo voluto rafforzare la presenza dello Stato a tutela di un bene pubblico, quali sono le spiagge, e riaffermare il diritto di tutti i cittadini di fruirne liberamente, nel periodo in cui si conta il maggior numero di utenti del mare sulle coste del nostro Paese. I controlli sulle spiagge libere proseguiranno per tutta stagione balneare", spiega Giovanni Pettorino, comandante generale del corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera.

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