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La figlia di Riina racconta la latitanza del padre: “In giro senza camuffarsi, mai fermato”

Maria Concetta Riina ha ricordato i momenti di latitanza in famiglia col padre: “Non avevamo questa percezione di una cosa brutta, negativa, tipo che fossimo braccati. Forse siamo stati fortunati per 20 anni. Giravamo e non ci fermava mai nessuno”
A cura di Antonio Palma
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"Usciva normalmente in città, senza trucchi e senza maschere. Quando c'era bisogno uscivamo anche per andare a fare la spesa e in farmacia", così la figlia di Totò Riina, il capo dei capi di cosa nostra morto alcune settimane fa nell'ospedale di Parma mentre era detenuto al 41 bis,  racconta la lunga latitanza del padre mafioso, ricercato numero uno in Italia ma secondo lei libero di muoversi anche a Palermo. In un'intervista rilasciata alla trasmissione "Le  Iene" che andrà in onda domenica sera su Italia 1, Maria Concetta Riina ha ricostruito quei momenti di vita insieme al genitore che all'apparenza non era per nulla preoccupato di essere scoperto tanto da andarsene in giuro indisturbato anche nel capoluogo siciliano.

Certo per la famiglia la latitanza ha significato spostarsi di continuo e per i figli di Riina non andare a scuola ma, secondo Maria Concetta, in famiglia non si respirava l'aria di paura che ci si aspetterebbe da un uomo braccato da ogni forza di polizia. "Io, mio padre, mia madre e i miei fratelli siamo stati sempre insieme durante la latitanza. Non andavamo a scuola, era mia madre a farci da insegnante perché giravamo sempre, di continuo, non ci fermavamo mai. Lui diceva che per il lavoro dovevamo andarcene in un altro posto. Non lo capivamo, magari eravamo pure piccoli. Non avevamo questa percezione di una cosa brutta, negativa, tipo che fossimo braccati" ha raccontato al donna , aggiungendo: "Non ci diceva ‘dobbiamo scappare' di notte oppure ‘dobbiamo allontanarci perché siamo seguiti o siamo braccati'. No, lui ci diceva con calma ‘dobbiamo andarcene'. E così facevamo le valigie e ce ne andavamo".

Un continua viaggio dunque durante il quale però nessuno li ha mai fermati. "La verità e che non siamo incappati mai in un post di blocco.  Neanche uno, mai. Li abbiamo visti però non ci fermavano. Nella vita siamo stati magari fortunati per 20 anni. Giravamo e non ci fermava mai nessuno", ha sottolineato Maria Concetta Riina ricordando cneh momenti felici fatte di vacanze  al mare. "Io non posso prendere le distanze da mio padre, perché mio padre ai miei occhi era un'altra persona, non è il mostro che vedete voi, che vede l'Italia intera. È stato un buon padre. E poi penso che ci sono delle cose che in cuor mio non sono state commesse. Anche quando ci fu la strage di Capaci l'abbiamo saputo dal tg. Eravamo tutti sul divano. Mio padre era normale, non era né preoccupato né felice. E non è vero, come hanno detto, che ha brindato con lo champagne" chiarisce la figlia di Riina, concludendo: "Non lo so se era uno stinco di santo, non lo devo giudicare io, sarà il Signore a giudicarlo. Io ho le mie buone ragioni per pensare che mio padre in certe cose non c'entra. Non ha potuto fare  tutto quello da solo. Mio padre ha fatto comodo a tante persone. Si è accollato tante cose che altrimenti avrebbero dovuto accollarsi altri. Era un parafulmine"

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