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La Divina Commedia illustrata da Salvador Dalì in mostra a Firenze

Dante incontra Dalì, e il risultato è un capolavoro unico sospeso fra sogno e realtà. A Firenze, in occasione del 750° anniversario della nascita del poeta, la sua Commedia rivive attraverso l’occhio folle di Salvador Dalì. Un incontro senza precedenti, che per il pittore andaluso significa recuperare l’elemento mistico e soprannaturale presente in ognuno di noi, dando vita ad un poema sognante e visionario.
A cura di Federica D'Alfonso
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Al Palazzo Medici Riccardi di Firenze, presso la Galleria delle Carrozze, sarà aperta fino al 27 settembre l'esposizione in occasione del 750° anniversario della nascita di Dante Alighieri: un'esposizione particolare, che fa incontrare il poeta con la personalità di uno degli artisti più affascinanti del Novecento, Salvador Dalì. "Dalì incontra Dante", questo il titolo della mostra, che racchiude una serie di illustrazioni della Divina Commedia realizzate dall'artista andaluso fra 1950 e 1960. In quegli anni infatti, in occasione della commemorazione del 700º anniversario della nascita di Dante Alighieri, il governo italiano aveva commissionato a Salvador Dalí l'illustrazione della Divina Commedia: l'artista impiegherà ben nove anni per creare più di cento acquerelli. Il progetto viene dapprima presentato in Italia, ma non riscuoterà il successo sperato a causa delle origini spagnole dell’artista e del contenuto sfacciato delle illustrazioni. Al contrario, viene accolto con entusiasmo a Parigi, presentato al Palais Gallièra e successivamente, una raccolta significativa di alcune immagini verrà stampata dall'editore Salani in un volume dal titolo "L'Inferno di Dante".

Nelle illustrazioni Dalí racconta la Divina Commedia attraverso una prospettiva surreale e onirica, mimetizzando perfettamente nell'universo simbolico dantesco i segni caratteristici della sua poetica, come i paesaggi desolati e le figure molli. I personaggi delle tre cantiche sono soggetti di un'interpretazione psicanalitica molto forte: il pittore andaluso, attraverso l'immaginario dantesco, propone un viaggio nell'inconscio dell'uomo contemporaneo. Questa visionaria Commedia tocca e sviluppa anche un tema complesso ma fondamentale nella vita di Dalì, quello del Cristianesimo. Nonostante sua madre fosse una devota cattolica, Salvador si avvicinò alla Chiesa solo in età adulta.

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Il periodo post '45 infatti per Dalì fu un periodo di svolta: in seguito alla tragedia della bomba atomica l'artista inizia ad elaborare una sua personale concezione di arte, impostandola su soggetti classici e cristiani, interpretati però attraverso una visione scientifica: nascono capolavori come "Corpus hypercubus" del 1954 o "La tentazione di sant'Antonio" del '46. Dagli anni Cinquanta si accosta anche ai classici della letteratura e studia da vicino i modelli dell'arte Rinascimentale. Dalì illustra così non solo Dante, ma anche Boccaccio, Cervantes e la Bibbia: attraverso una rilettura di questo passato, egli assegna alla propria arte il difficile compito di ridare senso al presente.

Tentazione di Sant'Antonio, 1946
Tentazione di Sant'Antonio, 1946

Io voglio conoscere e capire le forze e le leggi segrete delle cose al fine di dominarle. Io ho la geniale facoltà di disporre di un'arma eccezionale che mi consente di penetrare fino al nucleo della realtà: il misticismo, vale a dire l'intuizione profonda di ciò che è la comunicazione diretta col tutto, la visione assoluta in grazia della verità, in grazia di Dio.

Salvador Dalì e il suo dipinto "Satana", Parigi
Salvador Dalì e il suo dipinto "Satana", Parigi

Un programma forte e decisamente autocelebrativo, quello scritto nel '51 da Dalì: il "Manifesto Mistico" riassume con chiarezza quella che sarà la poetica dell’artista per gli anni a venire, ovvero l'esplorazione fisica e scientifica accompagnata da una forte ispirazione religiosa e sacra, assieme al recupero della tradizione classica e rinascimentale.

A un ex surrealista, nel 1951, non può capitare niente di più sovversivo che diventare mistico e saper disegnare. Io vivo al momento entrambi questi tipi di forza. La Catalogna ha dato i natali a tre grandi geni, Raymond de Sebonde, autore della Théologie Naturelle, Gaudì, creatore del gotico mediterraneo, e Salvador Dalì, inventore della nuova mistica paranoico-critica e, come già dice il suo nome, salvatore della pittura moderna.

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