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La denuncia di Amanda, mamma 37enne: “Ho rischiato di morire per colpa di un tampone”

Amanda Stanley, una trentasettenne del Massachusetts mamma di due bambini, ha raccontato di aver rischiato di morire dopo aver contratto la sindrome da shock tossico. Un frammento di un assorbente interno era rimasto nel suo corpo.
A cura di S. P.
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Amanda Stanley, una trentasettenne del Massachusetts mamma di due bambini, ha raccontato di aver rischiato di morire dopo aver contratto la sindrome da shock tossico a quanto pare a causa di un assorbente interno. All’interno del suo corpo era rimasto un frammento del rivestimento del tampone e sarebbe stato proprio quello a provocare la malattia. La donna ha raccontato di essersi svegliata il 13 luglio scorso con la febbre alta e con sintomi simili a quelli dell’influenza. Ha subito preso un appuntamento col medico e solo dopo diverse analisi ha scoperto di avere una brutta infezione da streptococco A. I medici però non capivano come avesse contratto quell’infezione e tutto è apparso più chiaro nel momento in cui la stessa Amanda, andando in bagno, ha notato un frammento di tampone sulla carta igienica. A quel punto i medici le hanno diagnosticato la sindrome da shock tossico, provocata appunto da quel frammento rimasto nel suo corpo non si sa per quanto tempo.

I medici le hanno spiegato che se fosse arrivata in ospedale solo 24 ore dopo avrebbe rischiato la vita. “Stavo bene il giorno prima e avevo passato la giornata in giro con i miei due figli, ma quando mi sono svegliata quel venerdì ho dovuto chiamare il loro papà e chiedergli di venire a prenderli perché io sapevo che stavo troppo male per prendermi cura di loro”, ha raccontato Amanda ricordando i primi sintomi della malattia. Non riusciva neppure a guidare per andare dal medico. Ma ha aggiunto anche di sentirsi fortunata dato che hanno scoperto in tempo il suo problema: “Sono stata davvero fortunata a notare il pezzo di tampone, così mi hanno potuto curare rapidamente”. Dopo un ciclo di antibiotici la donna ha potuto lasciare l’ospedale.

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