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L’ultimo disperato abbraccio di un padre ai suoi gemellini morti nell’attacco chimico in Siria

La straziante immagine di un padre siriano di 29 anni che ha visto l’intera famiglia di 19 persone completamente distrutta dai raid che hanno causato decine di morti a Khan Sheikhoun.
A cura di Antonio Palma
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Un padre quasi più senza lacrime mentre stringe al suo petto i corpi ormai senza vita dei due gemellini di appena 9 mesi abbracciandoli per l'ultima volta prima di seppellirli. È una delle strazianti immagini che arrivano dalla città siriana di Khan Sheikhoun scattata all'indomani del terribile attacco con armi chimiche che ha fatto oltre settanta morti tra i civili, tra cui molti bambini. Negli scatti si vede il 29enne Abdul-Hamid Alyousef accompagnato verso il luogo di sepoltura mentre culla i piccoli avvolti in teli bianchi per l'ultima volta.

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"Ero accanto a loro e li ho portato fuori di casa con la madre quando sono iniziati i bombardamenti. Erano svegli e vigili ma 10 minuti più tardi abbiamo iniziato a sentire un forte odore e loro non sono più riusciti a respirare" ha raccontato l'uomo che non riesce a darsi pace. Nel terribile attacco nel nord della Siria il 29enne non ha perso solo i due figlioletti ma anche la moglie Dalal e altri sedici membri della sua famiglia. Al momento del bombardamento l'uomo, che gestiva un negozio nella città siriana, infatti era sceso con la moglie e i figli in uno scantinato per rifugiarsi dalle bombe insieme a fratelli e nipoti ma proprio lì hanno iniziato ad accusare i primi sintomi asfissianti dovuti ai gas usati nel raid. Dopo aver soccorso moglie e figli  portandoli in ospedale, l'uomo era tornato sul posto ma ha trovato gli atri parenti già cadaveri così è ritornato al centro medico scoprendo però che anche moglie e figli erano deceduti. "Non ho potuto salvare nessuno, sono tutti morti" hanno urlati disperato il 29enne .

Il 13enne che ha perso tutta la famiglia di 19 persone

Una storia purtroppo comune a tante altre famiglie siriane sorprese dai gas nei rifugi e completamente annientate. Così è stato anche per la famiglia di Mazin Yusif, un ragazzino di soli 13 anni che dopo l'attacco si è risvegliato in un letto d'ospedale ricevendo la notizia che l'intera sua famiglia composta da 19 persone, tra nonni cugini e fratelli, era stata annientata. "Gli attacchi chimici non lasciano segni", ha sottolineato il dottor Mamoun Najem, un medico locale che ha accolto e curato numerose vittime dell'attacco chimico, concludendo: "È un killer silenzioso che si fa strada nel corpo in modo lento".

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