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L’Onu striglia la Francia: “Con il divieto anti-burkini discriminate i musulmani”

Il premier francese Manuel Valls però non si arrende e annuncia battaglia: il divieto anti-burkini è necessario perché necessario è combattere il totalitarismo islamico.
A cura di Charlotte Matteini
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burkini

Secondo l'Organizzazione delle Nazioni Unite, il divieto anti-burkini emanato da diverse località marittime francesi e recentemente sospeso da una sentenza del Consiglio di Stato francese sarebbe discriminatorio e andrebbe al più presto eliminato dall'ordinamento francese, non solo a Villeneuve – unico paese che finora è stato costretto alla sospensione decisa dal Consiglio – ma anche nelle altre 29 località, impedendo che possa essere nuovamente deliberato da qualche sindaco francese. L'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha infatti commentato positivamente la sentenza del Consiglio e auspicato che la strada tracciata possa proseguire senza ulteriori intoppi: "Queste scelte non migliorano la situazione della sicurezza e tendono invece ad alimentare l'intolleranza religiosa e la stigmatizzazione delle persone di fede musulmana in Francia, soprattutto le donne. La parità di genere non si ottiene regolamentando dall'alto ciò che le donne indossano", ha dichiarato.

Il premier francese Manuel Valls però non si arrende alla sentenza della massima autorità francese e si prepara al contrattacco. Secondo Valls, che ieri ha tenuto un discorso a Colomiers, il diviento anti-burkini va invece applicato per necessità, perché in questo periodo storico è necessario "combattere il nuovo totalitarismo islamico" e ricordando che tra i simboli di Francia c'è una donna, la Marianne dipinta da Eugène Delacroix nel quadro "La libertà che guida il popolo alla Vittora", una donna a seno scoperto "perché nutre il popolo", un paragone che però ha provocato accese polemiche in Francia, scatenando molti esponenti politici che hanno consigliato a Valls di evitare di fare paragoni insostenibili così che possa evitare di "inciampare" in disgressioni culturali che non gli competono.

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