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L’avvocato sul pestaggio del carabiniere a Piacenza: “Si deve sparare contro i manifestanti violenti”

I post shock dell’avvocato Giorgio Carta, difensore del carabiniere accusato di stupro a Firenze lo scorso settembre, dopo l’aggressione ai danni di un carabiniere durante la manifestazione a Piacenza: “Inciviltà è non poter sparare a due o tre di questi manifestanti per ammonire gli altri”. E ancora: “Chiunque partecipi a manifestazioni per aggredire le forze dell’ordine va fermato con ogni mezzo, compreso un proiettile in mezzo agli occhi”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Giorgio Carta è un avvocato, salito agli onori della cronaca per essere il difensore di Pietro Costa, uno dei due carabinieri di Firenze accusati di stupro  ai danni di due ragazze americane. Una vicenda tornata alla ribalta negli ultimi giorni anche per l’assurdo interrogatorio che le due ragazze hanno subito. Ma l’avvocato Giorgio Carta ora fa parlare di sé per tutt’altro motivo, ovvero per alcuni dichiarazioni shock pubblicate attraverso dei post sul suo profilo Facebook. “Inciviltà è non poter sparare a due o tre di questi manifestanti per ammonire gli altri” e “chiunque partecipi a manifestazioni con l’intento di aggredire le forze dell’ordine va fermato con ogni mezzo, compreso un proiettile in mezzo agli occhi”.

Le frasi di Giorgio Carta si riferiscono a quanto avvenuto a Piacenza, dove durante una manifestazione alcune persone hanno aggredito un carabiniere. Carta commenta così, in un post, quanto avvenuto durante la manifestazione: “Inciviltà è non poter sparare a due o tre di questi manifestanti (?) per ammonire tutti gli altri. È vero progresso questo?”.

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Ma l’avvocato non si accontenta, anzi, in un altro post rincara la dose: “È irrinunciabile per il bene di tutti che chiunque partecipi a manifestazioni pubbliche con il chiaro intento di aggredire le forze dell’ordine vada fermato ad ogni costo e con ogni mezzo, compreso un proiettile in mezzo agli occhi”. A quel punto l’avvocato cerca di spiegare la sua opinione, secondo cui “le leggi vanno cambiate nel senso che. quale che sia il colore politico sostenuto, la gentaglia che vuole la guerra con i cittadini in uniforme trovi la guerra”.

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Le parole di Carta sono durissime verso i manifestanti, definiti “gentaglia che vuole la guerra” con gli agenti delle forze dell’ordine e il riferimento non sembra essere solamente all’episodio di Piacenza. Tanto che l’accusa di Carta continua: “Troppo comodo fare affidamento sulla notoria impossibilità dei nostri poliziotti e militari di reagire alle violenze subite”. E proprio per questo motivo, sulla base delle attuali leggi – che secondo l’avvocato non offrirebbero garanzie alle forze dell’ordine – “quello attuale non è il quadro normativo di uno stato di diritto, ma di un paese destinato all’estinzione”.

La replica dell'avvocato Carta

Spettabile Fanpage,

sono l’avvocato Giorgio Carta e, ai sensi dell’art. 8 della legge n. 47/1948 e dell’art. 2 della legge n. 69/1963, chiedo la espressa rettifica – entro le prossime 48 ore – dell’articolo di Stefano Rizzuti, pubblicato da codesta testata il 17 febbraio 2018 ed avente il titolo: «L’avvocato sul pestaggio del carabiniere a Piacenza: “Si deve sparare contro i manifestanti”». Detto articolo, fin dal suggestivo titolo confezionato ad arte per attrarre ingannevolmente l’attenzione dei lettori, distorce la lettera ed il senso delle mie parole, attribuendomi in sostanza l’esortazione alle forze dell’ordine di sparare contro chiunque partecipi (anche pacificamente) a manifestazioni pubbliche.L’apposizione di virgolette a frasi da me mai dette (ma, piuttosto, ad un loro arbitrario sunto) è idonea a suggestionare i lettori ed a diffondere la erronea convinzione che sia a me attribuibile il folle e sconsiderato auspicio che le forze dell’ordine sparino su manifestanti pacifici.

In verità, come rivela la lettura piana ed intellettualmente onesta dei miei due post pubblicati su Facebook da cui l’articolista della vostra testata ha preso spunto per creare dal nulla un caso mediatico, le mie dichiarazioni pubbliche avevano un senso del tutto diverso e formulavano l’auspicio che il legislatore introducesse norme idonee a preservare l’incolumità dei poliziotti nei confronti non dei manifestanti in generale (come vorrebbe far intendere il vostro articolista), ma da «chiunque partecipi con il chiaro intento di aggredire le forze dell’ordine» e da «due o tre di questi manifestanti (?)», con riferimento chiaro ed inequivocabile (e sottolineato dal punto interrogativo da me inserito, ma da voi scorrettamente omesso nel titolo) agli assalitori del carabiniere malmenato da una decina di violenti a Piacenza il cui drammatico video era, a scanso di equivoci, allegato.

Parimenti scorretta e penalmente sanzionabile ai sensi dell’articolo 595 del codice penale è la parte in cui l’articolista mi attribuisce l’intenzione di ritenere (indistintamente) tutti i manifestanti «”gentaglia che vuole la guerra” con gli agenti delle forze dell’ordine», suggerendo cioè la stravagante idea che – secondo il sottoscritto (che ha organizzato decine di manifestazioni pacifiche!) – i manifestanti siano senza distinzioni gentaglia in guerra con le forze dell’ordine.Rammento poi che correttezza e buona fede impongono che le frasi poste tra virgolette siano esattamente riportate senza tagli o variazioni e nel contesto effettivamente utilizzato dal rispettivo autore.Francamente, mi chiedo se questa palese manipolazione del senso e del contesto delle mie parole sia stata voluta (perché, per rispetto della vostra intelligenza, mi riesce difficile pensare ad una mera svista) al modesto fine di attrarre lettori su una frase ad effett0 oppure (il che sarebbe grave, di questi tempi) per suscitare ulteriore odio sociale nei confronti delle forze dell’ordine o di chi (come il sottoscritto) ORGOGLIOSAMENTE le difende nei tribunali. 

Ovviamente, in attesa dello svolgimento del relativo processo, tralascio di affrontare in questa sede i parimenti discutibili giudizi espressi dalla vostra testata sulla difesa dei militari di Firenze, seppure molto ci sarebbe da dire anche sul punto. Le violazioni del vostro articolista finora evidenziate mi hanno recato notevoli danni per effetto di svariati superficiali lettori che non hanno esitato ad ingiuriarmi a causa vostra (pubblicamente ed in privato) e finanche a minacciarmi (nei casi più gravi, tali signori saranno denunciati penalmente).

Tutto ciò premesso, chiedo, ai sensi della normativa sopra evocata, che l’articolo della vostra testata sia rimosso dal web e che, entro le prossime 48 ore, la presente rettifica venga pubblicata sulla vostra testata (e sulla correlata pagina Facebook) per intero e con pari risalto e formato.Con espressa riserva di valutare se convenirvi in giudizio per il risarcimento dei danni finora arrecati, vi chiedo se non sia il caso di formulare pubbliche scuse per quanto avvenuto non tanto allo scrivente, ma ai vostri lettori a cui certamente non avete riservato la professionalità che in altre circostanze la vostra testata ha, invece, meritoriamente mostrato. Non seguiranno ulteriori intimazioni.

Distinti saluti.

Avvocato Giorgio Carta 

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