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L’attivista italiano di Greenpeace arrestato in Russia rischia 15 anni per pirateria

Gli investigatori russi potrebbero formalizzare un’accusa di pirateria nei confronti dei trenta attivisti di Greenpeace, tra i quali c’è anche il napoletano Cristian D’Alessandro.
A cura di Davide Falcioni
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Giovedì scorso le autorità russe hanno arrestato 30 attivisti di Greenpeace, tra i quali anche il giovane italiano Cristian D'Alessandro. I membri dell'organizzazione stavano protestando pacificamente a bordo della nave Artic Sunrise contro la piattaforma petrolifera Prirazlomnaya della compagnia di Stato russa Gazprom. Intorno alle 17 un'imbarcazione della Guardia Costiera russa ha abbordato la nave di Greenpeace in acque internazionali e, minacciandoli con le pistole, arrestato i 30 membri dell'equipaggio che, nonostante una campagna di raccolta firme internazionale, non sono ancora stati rilasciati.

Ebbene, da Mosca gli investigatori fanno sapere che la posizione dei 30 attivisti arrestati potrebbe essere trattata come un caso di pirateria commesso da un gruppo organizzato: ciò vuol dire il rischio di incorrere in una pena detentiva fino a 15 anni. L'accusa, tuttavia, dovrà dimostrare che Greenpeace non stava agendo pacificamente, bensì minacciava la sicurezza della piattaforma petrolifera con l'uso delle armi. Secondo Vladimir Markin, portavoce del gruppo investigativo che sta approfondendo la questione, ci sono buonissime possibilità che le autorità formalizzino l'accusa: "Quando hai a che fare con una nave straniera piena di apparecchiature elettroniche poco chiare e un gruppo di persone che affermano di essere parte di un'organizzazione ambientalista, si possono avere legittimi dubbi circa i loro obiettivi. E' difficile credere che i presunti attivisti non sapevano che l'impianto petrolifero è una struttura molto pericolosa. Le loro azioni potevano provocare un disastro".

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Non si è fatta attendere la replica di Greenpeace, che ha rispedito al mittente l'accusa di pirateria: "Nei suoi 42 anni di vita Greenpeace non ha mai utilizzato le armi", ha detto il portavoce russo dell'organizzazione Aleksey Kiselev, ricordando che in passato altre volte erano state messe in atto proteste contro Shell , Exon , BP e altre compagnie petrolifere, senza che tuttavia mai si arrivasse a conseguenze simili. Gli avvocati di Greenpeace hanno cercato di ottenere informazioni sulla sorte dei detenuti e su quella della Artic Sunrise, ma le autorità russe non hanno ancora soddisfatto le loro richieste.

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