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“L’arte ti somiglia” più di quanto pensi e nei musei puoi sentirti a casa

Sensibilizzare alla frequentazione dei musei: oggi la gente vuole sentirsi convolta in prima persona e il Mibact ha fatto centro con la campagna “L’arte ti somiglia”.
A cura di Silvia Buffo
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Lo spot del Mibact
Lo spot del Mibact

Il Mibact è sceso in campo per promuovere i musei italiani: il dicastero di via del Collegio Romano ha lanciato lo spot ‘L'arte ti somiglia‘, la pubblicità istituzionale in onda su La7 e sulle reti Rai, è stata realizzata in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia per la regia di Paolo Santamaria. Uno spot brillante che mette al centro un fitto gioco di somiglianze tra alcune opere conservate nei musei da visitare e i volti della gente comune, come se l'ispirazione partisse proprio da lì. ‘L'Arte ti somiglia', ‘È parte di te', ‘È il tuo patrimonio', ‘Visita i musei italiani' sono gli slogan rivolti ai cittadini che appaiono uno dopo l'altro nel fluire delle immagini.

I volti della gente comune ci ricordano i grandi personaggi dell'arte

Volti di persone comuni e al tempo stesso diverse, che si posso incontrare per le strade, i bar e le piazze delle nostre città e che, dalla loro essenziale ordinarietà possono evocare grandi capolavori e intersecarsi per somiglianza con opere d'arte intramontabili. Nello spot scorrono uno dietro l'altro prima il ‘Busto di Caracalla', di inizi III secolo d.C, conservato a Napoli nel Museo Archeologico Nazionale, poi l"Autoritratto con figure' (1593 circa) di Annibale Carracci, custodito a Milano nella Pinacoteca di Brera, ed ancora a seguire il ‘Ritratto di Isa in abito nero' (1935) di Giorgio de Chirico. Nello spot compare anche la villa dei Misteri, ciclo pittorico del Triclinio, degli Scavi di Pompei.

L'arte, un flusso infinito da cui farsi trasportare

A passare è il messaggio che l'arte si trovi in luoghi fisici e vicini a noi, i musei che andrebbero vissuti per scoprire i capolavori del nostro patrimonio culturale per potersi ritrovare in essi. L'arte non è poi così lontana da noi, l'ispirazione parte da dettagli, da gente comune e da storie casuali, dando vita a un processo creativo in cui tutti possono identificarsi. Una campagna quella del Mibact, che abbatte i muri, accorcia le distanze, invita alla partecipazione. Una sfumatura sottile e intelligente, quella dello spot, che mette in evidenza il gioco delle somiglianze per creare un senso di appartenenza. A differenza di quanto accade con le solite campagne sui libri, dove la lettura viene fatta passare frettolosamente come qualcosa che fa bene e che nutre le menti e gli animi.

L'arte è di tutti e tutti siamo arte

L'accezione più brillante di questo spot, invece, sta nello sfatare il mito severo dell'arte come austerità, bellezza silente da ammirare, contemplazione passiva, dimenticando che i pennelli sulle tele, i marmi lavorati che plasmano sculture, gli affreschi maestosi partono dai cuori e dalle menti di geni artistici che si sono fatti carico di interpretare sentimenti universali, affinché il mondo intero possa rispecchiarsi e dare voce ad essi. L'arte parla di noi e l'arte ci dà voce. Le opere ci interpretano, raccontano la storia del mondo, eterogenea, complessa, imprevedibile.

La sfida: non solo opere da ammirare ma in cui identificarsi, l'arte deve entrare nel quotidiano

Una delle cose per cui vale la pena vivere è nutrirsi della bellezza che ci circonda e in questo siamo dei privilegiati perché l'Italia ha generato così tanta arte da poter ‘sfamare' il mondo intero. L’arte è l’unico vero collante esistenziale di una comunità, se vissuta con partecipazione viva, è l’unica reazione utile a riappropriarci delle nostre forme di vita culturali, nel nostro paese sempre più stantie e cristallizzate in contesti sconnessi dalla vita e dalle abitudini di tutti i giorni, come se andare in museo fosse un momento da ritagliarsi appositamente per ammirare qualcosa di bello ma con cui forse non abbiamo ancora instaurato abbastanza familiarità. Ma l'arte non è estraneità e bellezza austera, dovrebbe invece entrare nel quotidiano, e i musei dovrebbero pian piano divenire luoghi in cui potersi sentire a casa.

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