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L’arte dei graffiti è più antica di quanto pensiamo: i writers più audaci erano di Pompei

Anche se non furono i primi ad usarli, gli antichi pompeiani trovarono un modo a dir poco curioso di sfruttare quella che oggi chiameremmo “street art”: dalla propaganda politica agli annunci amorosi, l’arte del writing è più antica di quanto pensiamo.
A cura di Federica D'Alfonso
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Uno dei famosi graffiti rinvenuti su Via dell'Abbondanza, a Pompei.
Uno dei famosi graffiti rinvenuti su Via dell'Abbondanza, a Pompei.

È quello del writer il mestiere più antico del mondo: divenuti fenomeni pop più o meno a partire dagli anni Ottanta e diffusi soprattutto nell’epoca social, i graffiti sono in realtà invenzione molto antica. Dalla preistoria alla Valle dei Re, passando per l’Atene dei primi filosofi, quella che oggi è considerata una vera e propria forma d’arte è stata, per molto tempo, una delle abitudini comunicative più diffuse. E, come per molti altri curiosi aspetti di vita quotidiana, è l’antica Pompei a detenere anche il primato dei writers più famosi del passato.

Considerato un importantissimo mezzo di propaganda e di “pubblicità”, il graffito era usanza comune in tutte le città dell’antico impero romano, soprattutto in quelle con un’altissima affluenza di mercanti e viaggiatori stranieri. E, nonostante non siano stati loro i primi a sperimentare le enormi potenzialità dei graffiti, i pompeiani ci hanno lasciato alcune fra le più curiose testimonianze di questo particolarissimo mezzo di comunicazione che, se osservato da vicino, ci rivela tantissimi aspetti inediti della società che l’ha prodotto.

I graffiti di Pompei

Oltre a scoprire la scarsa passione della maggior parte degli abitanti di Pompei per la grammatica (molte scritte sono infatti piene di errori, e più frequentemente redatte in latino volgare), veniamo a conoscenza di curiosi episodi storici come quello narrato dall’iscrizione rinvenuta nella Casa dei Dioscuri: durante uno spettacolo di gladiatori nell’anfiteatro i Pompeiani arrivarono alle mani con i Nocerini. Di questo episodio rimane la scritta “O Campani, siete morti insieme ai Nocerini in quella vittoria”.

Strumento di propaganda anche per gli stessi gladiatori (“Asteropeo il neroniano, 107 vittorie, il vincitore", oppure "Oceneano, liberto, 6 vittorie, graziato"), molto più frequentemente i writers antichi impiegavano le loro abilità per raccontare il mondo dell’amore e del piacere: gran parte delle scritte murarie pompeiane sono infatti relative alle attività di prostituzione nelle case di piacere. Conosciamo così Novellia Primigenia, bellissima nocerina, oppure Eutichide, “greca e di garbate maniere”, oltre che estremamente “economica”: solo “due sassi”, apprendiamo, per godere della sua compagnia per una notte.

Per gli archeologi che la riportarono alla luce la città di Pompei fu un autentico scrigno di tesori: tutto ci racconta una vita sepolta dai tempi ma mai definitivamente estinta. Gran parte di questa storia è tramandata proprio dai numerosissimi graffiti rinvenuti sulle mura delle abitazioni principali o nei pressi delle locande. Politica, guerra, dispute familiari, amori e piacere: gli argomenti degli antichi graffiti sono fra i più disparati.

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