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Kyenge: “Valutare il reato di clandestinità”

Il ministro dell’integrazione ha spiegato che sul reato di clandestinità bisognerà valutare quale è la sua utilità e quali sono stati i costi-benefici per il Paese.
A cura di Antonio Palma
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Dopo le polemiche politiche sfociate in alcuni casi anche in minacce dirette per aver parlato di modifica del diritto di cittadinanza per i figli di immigrati e di ius soli, il ministro Cecile Kyenge interviene nuovamente sulla questione immigrati con una proposta che farà ancora discutere. Il Ministro per l'Integrazione infatti questa volta ha parlato del reato di clandestinità per gli immigrati che arrivano nel nostro Paese, sostenendo che è necessario "valutare quale è la sua utilità e i costi-benefici per il Paese" in vista di una modifica legislativa. Ai microfoni di Radio 24 il ministro a proposito di una eventuale abolizione del reato di clandestinità ha spiegato che "Sono le amministrazioni che devono fare una valutazione in questo senso al di là delle ideologie" e comunque che una persona sia o meno clandestina "va accertato dopo aver verificato i fatti e non a priori".

Il problema è anche di terminologia ha spiegato il Ministro che ha parlato appunto di "mobilità delle persone" nel mondo per vari motivi quindi se si è clandestini o meno bisogna accertarlo di volta in volta e non mettendo tutti i migranti nello stesso calderone. Dalla terminologia si può arrivare ad una "rivoluzione delle politiche dell'immigrazione" ha insistito il ministro perché definire le cose "aiuta a capire cosa significa il fenomeno e sposta l'approccio verso chi arriva" nel nostro Paese.

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