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Kalashnikov, tritolo e agguati: la temperatura della mafia è altissima

L’agguato ad Antoci è l’ultimo segnale di una strategia mafiosa che ultimamente sembra alzare il tiro, dagli spari contro la caserma di Secondigliano al tritolo che avrebbe potuto essere per l’attentato al Procuratore di Napoli Colangelo. Possono essere solo casi isolati (come ipotizzi la Procura Antimafia) oppure i segnali di una strategia che sta alzando il tiro. Ora è importante capirlo. Il prima possibile.
A cura di Giulio Cavalli
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A fine aprile il raid contro la caserma di Secondigliano, Napoli, con 25 proiettili di kalashnikov conficcati nel muro come in un brutto film western; poi meno di una settimana fa il tritolo intercettato in Puglia che sembra dovesse servire per un attentato con il Procuratore di Napoli Giovanni Colangelo; ora l'agguato a Giuseppe Antoci bloccato di notte con la sua scorta e coinvolto in un conflitto a fuoco. Anche se il Procuratore Nazionale Antimafia Roberti si dichiara convinto di non essere di fronte ad un ritorno della strategia stragista la temperatura degli attacchi mafiosi è altissima e non si è più fermi ai soliti avvertimenti a mezza voce o alle classiche intimidazioni: oggi si spara. Ancora.

Antoci sapeva di essere nel mirino da tempo. Il presidente del Parco dei Nebrodi, appoggiato dal Governatore della Sicilia Rosario Crocetta, ha dichiarato guerra alla mafia con interventi precisi e accuse nette: il parco (che è la più vasta area protetta siciliana che comprende ben 24 comuni tra Enna. Messina e Catania) era stato per anni il terreno perfetto per il pascolo abusivo controllato da Cosa Nostra, la macellazione clandestina, l'abigeato e il furto di macchinari agricoli, delitti che riportano alla Sicilia più antica ma che ancora oggi in realtà sono una manna per le casse della mafia. Lui, Antoci, con il piglio militare ereditato dall'esperienza nella scuola ufficiale dei carabinieri nel periodo del servizio militare, ha attivato tutte le procedure utili per fermare il business illegale (banalmente anche tagliando l'erba per sottrarla ai pascoli abusivi) ottenendo ottimi risultati sul fronte turistico che ha visto una crescita media del 35% che raddoppia addirittura durante l'estate. Così quella "foresta" utilissima per nascondere si è trasformata in un gioiello turistico. E la mafia, si sa, non ama mai i riflettori accesi.

Negli scorsi mesi Antoci era stato vittima di alcune lettere intimidatorie che ne preannunciavano la morte ("finirai scannato tu e Crocetta" recitava l'ultima) ma da parte sua (e della regione Sicilia) non c'è stato alcun arretramento. «Abbiamo bloccato il business di terreni demaniali ottenuti dai mafiosi in concessione da amministratori corrotti o impauriti a 30 euro per ettaro anziché 3 mila per accaparrarsi dalla Ue fondi da 500 mila euro cadauno per colture biologiche mai impiantate» ha dichiarato questa mattina alle agenzie di stampa. E nonostante «il piombo di stanotte», dice il direttore, «sono convinto di essere dalla parte giusta e non ho nessuna intenzione di fermarmi».

Sembra che non ci siano dubbi sulla matrice mafiosa dell'attentato ma ora, passata la paura, forse serve un'analisi attenta: il ritorno alle armi (di cui, ricordiamolo, le componenti mafiose hanno continuato ad avere una grande disponibilità) potrebbe essere opera di qualche cellula non "organica" alla cupola mafiosa oppure potrebbe rientrare in una concessione direttamente legittimata dalla  "Commissione", quella che è di fondo il "consiglio di amministrazione di Cosa Nostra". L'ultimo storico boss latitante, Matteo Messina Denaro, è per storia personale un uomo che ama le maniere forti, tarpato più dalla strategia imposta da Bernardo Provenzano più che da un reale convincimento personale e ora che si stringono le maglie degli investigatori intorno a lui e  chela mafia siciliana risente di una difficile riorganizzazione economica sul territorio l'innalzamento del grado di violenza potrebbe essere un segnale di difesa. Ora il punto è capire cosa sta succedendo.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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