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Juve fuori dalla Champions, Buffon: “Arbitro insensibile”. Insensibile è la parola giusta?

A parte la generale durezza dei suoi commenti, la scelta di tirare in ballo la ‘sensibilità’ dell’arbitro è valsa a Buffon una caterva di salate prese in giro. E guardiamo meglio perché da un punto di vista lessicale.
A cura di Giorgio Moretti
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La vicenda non ha bisogno di presentazioni. La Gazzetta virgoletta così l'intervento di Buffon:

E poi non sei un uomo, queste cose qua le fanno gli animali, non gli uomini. Questo arbitro ha la sensibilità di un bidone dell'immondizia.

Ora, ‘sensibilità' è una parola grossa, importante e articolata. Infatti il suo primo significato ci parla della nostra prima facoltà, quella di percepire tramite gli organi di senso (ma con un riferimento più ricorrente al tatto): se fa davvero freddo s'inizia a perdere la sensibilità alle dita, se ti si addormenta una gamba magari perdi sensibilità al piede, il polpastrello e il gomito hanno sensibilità differenti.

Questa capacità di sentire si traduce anche, figuratamente, in una particolare disposizione verso la percezione e la condivisione di emozioni e sentimenti, specie sottili: il senso qui è proprio un senso emozionale, come fosse una vista acuta, un udito fine. Ed è quello che ci interessa per la vicenda della Champions League. L'amico, per calma sensibilità, non coglie mai i fiori dai prati, mentre la sensibilità del collega lo porta a intuire immediatamente se qualcuno non è a proprio agio. E be', secondo Buffon la sensibilità dell'arbitro dovrebbe portarlo a negare rigori sulla base di meriti precedentemente apprezzati.

Giusto per completezza va peraltro notato che questa disposizione d'animo della sensibilità diventa anche un interesse rivolto: posso dire di avere una certa sensibilità per i diritti degli animali, posso mostrare una grande sensibilità verso la scultura. Tutti casi in cui si ha comunque un senso, un'antenna, che capta istanze sottili.

E non sarebbe tutto: molto spesso ‘sensibilità' è usato come sinonimo di delicatezza, vulnerabilità, di un essere esposto. Pensiamo alle pelli sensibili delle pubblicità, agli obbiettivi sensibili dei piani militari, ma anche alle persone sensibili che vengono schiacciate dalla rudezza della vita. La ragione per questo ulteriore slittamento c'è: un apparato umano o meccanico che facilmente recepisce degli stimoli ha una complessità che si può tradurre in fragilità: insomma, è più facile rompere un termometro che rompere un martello.

Compiuta questa panoramica possiamo dire che l'unica sensibilità di cui ha bisogno un arbitro è quella strettamente sensoriale che gli permette di percepire i fatti per poterli interpretare e giudicare sulla base di un sistema normativo, oltre a quella che permette l'analisi e il compimento della giusta sussunzione del fatto nella norma. Ma Buffon non affermava che l'arbitro, così come l'inerte bidone, non ha avuto la percezione sensoriale di ciò che è accaduto, o che non ha applicato le regole correttamente. Affermava che ha difettato di sensibilità nel senso di senso sentimentale (scusatemi la giostra di parole), perché oh, visto il bel gioco doveva abbuonare il rigore. Clemenza per il primo reato? Tanto naïf, eufemistico e… sensibile è parso il riferimento alla sensibilità che nei cori da stadio ha segnato una nuova ironica moda di dare all'arbitro non più di cornuto, ma di insensibile.

A ben vedere in tutto questo c'è stata una persona che ha mostrato una certa sensibilità (nel senso di vulnerabilità): proprio Buffon. Ma è comprensibile: rimarrebbe ferita, per una sconfitta all'ultimo in una partita di questo calibro, anche la scorza più dura.

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Nato nel 1989, fiorentino. Giurista e scrittore gioviale. Co-fondatore del sito “Una parola al giorno”, dal 2010 faccio divulgazione linguistica online. Con Edoardo Lombardi Vallauri ho pubblicato il libro “Parole di giornata” (Il Mulino, 2015).
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