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Jobs Act, articolo 18 cade anche per i dipendenti pubblici?

Una sentenza della Corte di Cassazione riapre il dibattito sulla validità per i dipendenti pubblici delle norme contenute nel Jobs Act che hanno cambiato l’articolo 18. Il giuslavorista Umberto Romagnoli: “Riforma Madia non potrà intervenire”.
A cura di Susanna Picone
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Via l’articolo 18 anche per i dipendenti pubblici. È quanto emerge da una recente sentenza della Corte di Cassazione che ha stabilito che l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, nella forma modificata dalla riforma Fornero del 2012, si applica appunto anche ai dipendenti della pubblica amministrazione. La sentenza 24157 del 2015, in particolare, ha dato torto al datore del lavoro confermando l’illegittimità di un licenziamento, ma nello stesso tempo ha spiegato che è “innegabile” l’applicazione dell’articolo 18 così come modificato. “Come ho già detto più volte, per il pubblico impiego la riforma dell'articolo 18 non vale, perché c'è una differenza sostanziale che è il tipo di datore di lavoro. Nel testo unico sul pubblico impiego chiariremo anche questo aspetto in modo esplicito”, ha chiarito da parte sua la ministra della Pubblica amministrazione, Marianna Madia. Ma secondo Umberto Romagnoli, professore emerito di diritto del lavoro all’Università di Bologna, anche se i decreti attuativi della riforma Madia volessero metterci una pezza ci sarebbe il rischio di incostituzionalità.

Secondo Romagnoli – scrive il Fatto Quotidiano – la sentenza spiana la strada anche alle successive modifiche apportate dalla riforma del mercato del lavoro. “È sempre stato ovvio che l’articolo 18 vale anche ai dipendenti pubblici. Politicamente è una materia scottante, ma giuridicamente non c’è mai stato alcun dubbio”. Anche se la sentenza parla solo della riforma dell’articolo 18 introdotta dalla legge Fornero secondo il giuslavorista il discorso vale anche per il Jobs act: “Nella riforma – ha spiegato – manca un’esclusione esplicita dei lavoratori pubblici dalla nuova disciplina dei licenziamenti. E nel silenzio della legge, l’abolizione dell’articolo 18 si applica anche agli statali”. Ciò significa che tutti i dipendenti pubblici assunti dopo il 7 marzo 2015 possono essere licenziati senza possibilità di reintegrazione. Appena approvata la riforma del lavoro ministri e premier avevano specificato che le norme sul licenziamento non sarebbero state applicate al pubblico impiego: “Il governo ha mentito sapendo di mentire”, ha detto Romagnoli.

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