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Ivrea, operaio muore per la puntura di una vespa: Tribunale condanna datore di lavoro

La vittima stava riparando dei lampioni in strada. Per il giudice il decesso è a tutti gli effetti un incidente sul lavoro per il quale è responsabile anche il datore dell’operaio. Secondo l’accusa il datore di lavoro avrebbe comunque dovuto prevedere una simile evenienza dotando il dipendente di misure di sicurezza adeguate.
A cura di Antonio Palma
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Stava riparando dei lampioni in strada quando una vespa lo ha punto improvvisamente provocandogli uno shock anafilattico che in poco tempo lo ha portato alla morte. Quel decesso secondo i giudici è a tutti gli effetti un incidente sul lavoro per il quale è responsabile anche il datore dell'operaio. La sentenza, destinata a far discutere, arriva dal Tribunale di Ivrea dove l'imprenditore  responsabile della ditta è stato condannato a un anno di reclusione con sospensione condizionale della pena per omicidio colposo.  Il giudice monocratico Ludovico Morello infatti ha accolto la tesi dell'accusa,  sostenuta dal pm Giuseppe Drammis, secondo la quale il titolare dell'azienda per cui la vittima lavorava non aveva calcolato tra i rischi anche quello che ha causato la morte del suo dipendente.

Quel giorno il 44enne Davide Zangara, che ha lasciato una moglie e due figli piccoli, doveva effettuare alcuni lavori di manutenzione e riparazione agli impianti di illuminazione a Brozolo, nel Chivassese, Un'attività che svolgeva regolarmente ogni giorno ma che quel tragico giugno di quattro anni fa gli fu fatale. Dopo essere stato punto l'uomo iniziò a sentirsi male, scese dalla scala e al volante del furgone della ditta si diresse verso una farmacia ma morì poco dopo durante il tragitto. Il 44enne non sapeva di essere allergico alle vespe ma secondo l'accusa il datore di lavoro avrebbe comunque dovuto dotare l'operaio di una preparazione adeguata ad affrontare un imprevisto del genere e  un’attrezzatura idonea a proteggersi da eventuali punture.

Inoltre per i giudici la procedura imponeva che l’area di lavoro fosse monitorata e, nel caso fosse stata riscontrata la presenza di insetti, bonificata. Infine giudicata fondamentale anche l'assenza di un collega al fianco di Zangara che avrebbe potuto avvertire i soccorsi in tempo. "È  stata una tragica fatalità e non un rischio che il nostro cliente avrebbe potuto prevedere anche perché non sapeva che il suo dipendente fosse allergico" hanno spiegato gli avvocati difensori. "Il medico legale ha stabilito, inoltre, che era passato pochissimo tempo dal momento della puntura a quello della morte e non sarebbe stato possibile un soccorso efficace" hanno aggiunto i legali annunciando il ricorso in Appello .

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