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Italiano ucciso in Brasile dalla fidanzata: “Diceva di essere un narcos, era lei a mandare gli sms”

La compagna di Carlo Cicchelli ha confessato di aver ucciso l’avvocato torinese e di aver tenuto il corpo in un sacco per oltre un mese. Col cellulare dell’uomo avrebbe poi richiesto soldi ai parenti in Italia, fingendo che fosse lui stesso a scriverli. “Diceva che si era unito a una banda e si era rifatto gli zigomi, erano tutte bugie”.
A cura di Biagio Chiariello
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Emergono nuovi particolari sulla morte di Carlo Cicchelli, avvocato ucciso in Brasile dalla sua fidanzata. A rivelarli  è stato il fratello al Corriere della Sera. Cléa Fernanda Máximo da Silva nei giorni scorsi ha confessato l'omicidio del 48enne torinese. Il fatto sarebbe avvenuto un mese fa e il cadavere è rimasto nascosto per tutto questo tempo in casa della donna. Durante questo periodo di fronte all'insistenza delle richieste della famiglia, la donna inviava messaggi come se a farlo fosse lui in cui chiedeva anche soldi.

“Cosa è successo prima della scoperta? Di tutto. Prima ho cominciato a ricevere strani messaggi dal cellulare di Carlo. Mi rassicurava e mi diceva che stava bene, ma l’italiano era incerto e quelle parole non erano le sue. Poi mi ha scritto che aveva conosciuto la figlia di un narcotrafficante e che stava partendo per la Colombia in viaggio di nozze. Infine mi ha invitato a non cercarlo più dicendomi che si era unito a una banda e si era rifatto gli zigomi, salvo poi dirmi di raggiungerlo, ma da solo. Ovviamente erano tutte bugie, lui era morto da tempo e loro mangiavano con il cadavere in salotto”. Riti voodoo ma anche motivi economici: “Hanno cercato di spillarci soldi in tutte le maniere e chissà che fine hanno fatto i suoi amati orologi. Ma adesso non importa. Fra qualche giorno partirò per Maceiò dove Carlo verrà cremato. Poi tornerò in Italia per portare le ceneri ai nostri genitori. Ma non finisce qui” aggiunge Antonio Cicchelli.

Secondo il sito brasiliano Alagoas 24 horas, l'avvocato Cicchelli aveva conosciuto Cléa Fernanda Máximo alcuni anni fa quando era sua vicina di casa a Torino. Dopo aver lasciato la professione ed essersi spostato con Cléa in un'altra città italiana, aveva aperto un ristorante. Quindi il trasferimento in Brasile la scorsa estate. Poi il tragico epilogo, il 27 settembre: da allora la donna viveva con il suo cadavere in casa, nascosto in una sacca dietro ad un divano. È stato un amico italiano ad indirizzare la polizia brasiliana sulle tracce di Cléa, insospettito dal comportamento tenuto dall’uomo, che in realtà era già morto. Ad inviare gli sms a parenti ed amici, era appunto la donna col telefonino del defunto.

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