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Istat, aumentano i lavoratori intermittenti e i contratti stabili tornano a livello del 2014

È stata diffusa la nota dell’Istat relativa al IV trimestre del 2017: da una parte i lavoratori discontinui hanno raggiunto quota 217 mila, dall’altra le attivazioni di contratti a tempo indeterminato e le trasformazioni in rapporto di lavoro stabile sono state 2 milioni 220mila con un calo del 10,77% rispetto al 2016.
A cura di Annalisa Cangemi
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L'Istat, insieme al ministero del Lavoro, Inps, Inail e Anpal, ha diffuso i dati sul lavoro relativi al quarto trimestre del 2017, e ha rilevato come la tendenza dell'occupazione sia quella di un generale aumento degli occupati: si riscontra un aumento di 443 mila posizioni lavorative dipendenti, rispetto al quarto trimestre del 2016.

Questa notizia va però di pari passo con un generale calo delle posizioni lavorative a tempo indeterminato: rispetto al trimestre precedente infatti l'aumento dei contratti dei lavoratori dipendenti è pari a 75 mila, con un incremento di 108 mila posizioni a tempo determinato e un calo di quelle a tempo indeterminato (-34 mila). Secondo la nota cresce il numero di lavoratori "a chiamata" o "intermittenti", con un aumento del 69,2% rispetto allo stesso trimestre 2016, e un incremento assoluto di 89 mila unità: si calcola che i lavoratori discontinui hanno raggiunto quota 217 mila. Nella nota si sottolinea anche che l'aumento è comunque "a tassi leggermente meno forti" rispetto ai due trimestre precedenti (+79,3% nel terzo e 75,9% nel secondo), per effetto dell'eliminazione dei voucher, che non sono più in vendita dal 17 marzo 2017 (quelli acquistati prima erano utilizzabili fino al 31 dicembre 2017).

Dopo la crescita delle assunzioni stabili nel 2015 e 2016, i contratti a tempo indeterminato nel 2017 sono diminuiti, tornando a livello del 2014. Le attivazioni di contratti a tempo indeterminato e le trasformazioni in rapporto di lavoro stabile sono state 2 milioni 220mila con un calo del 10,77% rispetto al 2016 (2.488.000), anno nel quale c'erano ancora incentivi seppur ridotti.

Il dato rilevante è che il numero di attivazioni di contratti a tempo determinato raggiunge il livello massimo (1 milione 891 mila) della serie storica dal primo trimestre 2011. Invece la somma di attivazioni e di trasformazioni a tempo indeterminato è il valore più basso della serie sempre dal 2011 (519 mila). In totale le attivazioni nel quarto trimestre sono 2,336 milioni e le cessazioni 2,262 milioni.

Per quanto riguarda i più giovani, la fascia compresa tra 15 e 34 anni, l'occupazione cresce solo in termini tendenziali, cioè rispetto al 2016, mentre in termini congiunturali, quindi rispetto al trimestre precedente, rimane sostanzialmente invariata. Il tasso di inattività invece aumenta sia in termini congiunturali sia in termini tendenziali. In generale il tasso di occupazione destagionalizzato, ovvero calcolato su dati "depurati" dalle fluttuazioni che possono avvenire a causa di variazioni stagionali appunto, come i fattori meteorologici o legislativi, è risultato pari al 58,1%, in crescita di un decimo di punto rispetto al trimestre precedente. Considerando l'ultimo decennio (2008-2017) invece il tasso aumenta di quasi tre punti percentuali rispetto al 55,4%, valore minimo del terzo trimestre 2013, "proseguendo nella tendenza al recupero dei livelli massimi pre-crisi" (58,8% nel secondo trimestre del 2008).

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