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Iraq: a Nassiriya 38 persone giustiziate per atti di terrorismo

Trentotto persone son state impiccate in carcere per “crimini di natura terroristica”. Altre 42 avevano subito la stessa sporte il 25 settembre scorso.
A cura di Antonio Palma
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Nonostante le proteste a livello internazionale soprattutto da parte delle varie organizzazioni umanitarie, il boia non ferma la sua attività in Iraq. Solo nelle scorse ore altre trentotto persone sono state giustiziate per impiccagione dalle autorità locali perché accusate e condannate per "crimini di natura terroristica" compiuti nel Paese mediorientale. Le esecuzioni fanno seguito ad altre 42 già avvenute il 25 settembre scorso, tutte nel carcere della città di Nassiriya, nel sud del Paese, tristemente famosa in Italia per la strage dei carabinieri durante la missione militare "Antica Babilonia". In precedenza, nel giugno scorso, si erano avute altre 14 impiccagioni.

Anche la maggior parte delle esecuzioni capitali di oggi sono avvenute nel carcere di Nassiriya, nel corso di una cerimonia ufficiale alla presenza dello stesso ministro della Giustizia iracheno, Haidar al Zamili, fermamente convinto di simili metodi e intenzionato ad andare avanti in questa direzione. Varie organizzazioni umanitarie internazionali, in particolare Amnesty International e Human Rights Watch, hanno criticato più volte l'Iraq proprio per l'alto numero delle esecuzioni capitali eseguite in un tempo così ravvicinato. Proprio le tempistiche e le accuse generiche agli imputati di atti di terrorismo, che spesso comprendono i più svariati comportamenti, fanno avanzare dubbi da parte delle organizzazioni umanitarie sulla regolarità dei processi che hanno portato alle condanne.

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