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Intesa Ue – Libia per fermare i flussi migratori: Serraj chiede equipaggiamenti per 800 milioni

Questa mattina l’Italia, la Libia e i paesi dell’Ue stringeranno un accordo volto al contrasto dei flussi migratori nel Mediterraneo. Per cooperare, però, la Libia ha presentato una serie di richieste agli stati europei, chiedendo equipaggiamenti vari per un totale di circa 800 milioni di euro.
A cura di Charlotte Matteini
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Questa mattina a Roma, durante la riunione del "Gruppo di contatto sulla rotta migratoria del Mediterraneo centrale", incontro presieduto dal ministro dell'Interno Marco Minniti al quale parteciperanno anche il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e i ministri dell'Interno di Algeria, Austria, Germania, Francia, Libia, Slovenia, Malta, Tunisia, Svizzera e il commissario europeo per le migrazioni Dimitris Avramopoulos, l'Unione europea, l'Italia e la Libia stringeranno un accordo volto al contrasto dei flussi migratori nel mar Mediterraneo. Ad anticipare la notizia è Fiorenza Sarzanini del Corriere della Sera, che in un articolo pubblicato stamane ha descritto i contenuti dell'intesa che verrà siglata tra poche ore: sul tavolo una serie di richieste avanzate dal governo libico di Fayez al Serraj, propenso ad accettare l'accordo con l'Unione europea a patto che vengano conferiti alla Libia alcuni aiuti per permettere al paese di poter arginare il traffico di esseri umani "con azioni comuni, rapide e decisive per evitare che migliaia di persone rischino la vita per raggiungere il Nord Africa e l’Europa". La bozza dell'accordo, lunga circa 10 pagine, comprende al suo interno la lista dettagliata di tutte le forniture richieste da Tripoli:

Per controllare i flussi migratori e fermare le partenze il governo Serraj chiede infatti navi, elicotteri, fuoristrada, macchine, ambulanze, sale operative, apparecchiature. La spesa prevista è di almeno 800 milioni di euro. Bruxelles ha già stanziato in via d’urgenza 200 milioni di euro, ma è una cifra che non può bastare e dunque si dovrà attingere al fondo per l’Africa, come del resto era stato promesso dai leader dell’Ue subito dopo la firma dell’intesa. La presenza del commissario europeo Dimitri Avramopoulos al vertice di questa mattina viene ritenuta garanzia per la volontà di cooperazione internazionale ed è proprio su questo tasto che Minniti continua a battere per raggiungere in tempi brevi i primi risultati. Ma anche per sostenere Serraj in un momento di estrema difficoltà: la presenza del premier libico a Roma fino a ieri sera non era data per scontata «a causa delle condizioni attuali del Paese dopo gli scontri dei giorni scorsi a Tripoli», mentre è stata confermata la presenza della delegazione composta dal ministro dell’Interno Elarif El Khoja, quello degli Esteri, Mohamed Tahar Siala e il presidente dell’Alto Consiglio di Stato, Abdel Rahman Swaheli.

Proseguendo, Sarzanini evidenzia che l'accordo bilaterale prevede, oltre alle forniture già elencate, "l’addestramento, l’equipaggiamento ed il sostegno alla guardia costiera libica" a carico dell'Unione europea. "L’obiettivo è di completare il piano di consegna in 24 mesi, anche se alcuni punti dovranno essere ritoccati. In particolare sono state chieste 10 navi per la ricerca e il soccorso (alcune da oltre trenta metri) e 10 motovedette che devono essere utilizzate per i controlli sotto costa in modo da impedire alle carrette dei trafficanti di salpare. Le prime tre imbarcazioni potrebbero essere consegnate già agli inizi di giugno, prevedendo una dilatazione dei tempi per quelle più grandi. E poi quattro elicotteri che dovranno guidare le operazioni contro le organizzazioni che gestiscono i viaggi della speranza, ma anche coadiuvare il recupero in mare. Nell’elenco sono stati poi inseriti: 24 gommoni, 10 ambulanze, 30 jeep, 15 automobili, 30 telefoni satellitari Turaya oltre a mute da sub, bombole per l’ossigeno, binocoli diurni e notturni. Saranno le forze dell’ordine italiane a dover addestrare i poliziotti locali e gli uomini della Guardia costiera. Su questo c’è già l’intesa con l’Ue che finanzierà la missione della Capitaneria di Porto che partirà entro due mesi", scrive il Corriere della Sera.

Per poter monitorare il traffico nel Mediterraneo, la Libia ha inoltre richiesto la creazione di una sala operativa su modello di quelle che si trovano nei vari stati europei. Sostanzialmente Tripoli da un lato vuole attrezzarsi per essere in grado di monitorare costantemente l'area del Mediterraneo e impedire le partenze dei migranti dalla Libia, ma dall'altro lato dovrà prodigarsi nelle operazioni di salvataggio di eventuali naufraghi e sarà obbligata a rispettare gli accordi di cooperazione con i vari paesi europei. "Esiste però un aspetto che dovrà essere risolto: riguarda la fornitura dei sistemi radar che Tripoli ha inserito nella lista consegnata all’Italia. Per la concessione di questo tipo di apparecchiature occorre infatti il via libera dell’Onu visto che si tratta di materiale che finora era sotto embargo e dunque i tempi non potranno essere brevi, anche se dalle Nazioni Unite più volte è stata evidenziata la necessità di siglare l’accordo con il governo libico e quello guidato da Serraj è l’unico ad aver ottenuto il riconoscimento".

Contrasto al traffico di migranti e rimpatri più facili i punti chiave dell'accordo

Nel corso del vertice tra il presidente Gentiloni, il ministro Minniti e gli undici ministri dell'Interno di vari paesi dell'area del Mediterraneo si è discusso principalmente del piano di collaborazione che dovrà essere portato avanti da tutti gli attori in campo. L'incontro è stato "particolarmente fruttuoso. Il gruppo è stabile e libero da particolari ostacoli burocratici. Ci rivedremo ogni qualvolta servirà, e abbiamo già deciso che il prossimo incontro formale si terrà a breve, a Tunisi. È apprezzabile la volontà a lavorare a un obiettivo comune nel Mediterraneo centrale, i Paesi coinvolti dialogano in maniera complementare rispetto alle politiche dell'Unione europea", ha commentato a margine del vertice il ministro dell'Interno Marco Minniti, elencando in seguito i punti chiave dell'accordo siglato: "È emerso un forte impegno comune nel governare i flussi migratori nel Mediterraneo centrale, a partire dal contrasto ai trafficanti di uomini che comporta l'adozione di politiche di sicurezza, ma anche di sviluppo sociale nei paesi sull'altra sponda del Mediterraneo. Se si stronca questo commercio bisogna fornire un'alternativa", ha evidenziato il ministro, sostenendo inoltre che l'Italia metterà sul piatto 200 milioni di euro del Fondo Africa per rafforzare la sicurezza delle frontiere esterne, finanziamento che verrà integrato da ulteriori 200 milioni erogati dalla Commissione europea.

"Quando la Guardia costiera libica sarà pienamente operativa, i migranti soccorsi saranno riportati in Libia, ma i campi di accoglienza saranno allestiti insieme alle organizzazioni non governative e nel più assoluto rispetto dei diritti della persona", ha spiegato il titolare del Viminale. "È un punto molto importante, non cancellabile, e sarebbe un passo avanti notevole considerando che le condizioni di chi fa questi viaggi sono al limite del disprezzo della vita umana. Chi fugge da guerre e da carestie e ha diritto alla protezione l'avrà, gli altri dovranno essere rimpatriati: spetterà alla Libia fare certe valutazioni", ha sottolineato il ministro Minniti.

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