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Sandro Marenco, il prof di TikTok: “Smartphone vietato in classe? Lo uso per insegnare e funziona benissimo”

Sandro Marenco, è professore di inglese e creator su TikTok. A Fanpage.it ha spiegato come possono essere usati gli smartphone dentro a una classe e quali sono le conseguenze del divieto imposto da Valditara.
A cura di Elisabetta Rosso
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In tutte le classi d’Italia è arrivata una circolare firmata dal ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. Si legge: “Il cellulare è un elemento di distrazione propria e altrui. L'interesse comune che intendo perseguire è quello per una scuola seria, che rimetta al centro l'apprendimento e l'impegno". La decisione del ministro si basa su un'indagine conoscitiva della VII commissione del Senato, (relatore Andrea Cangini di Forza Italia) che come ultima frase sceglie "gli smartphone non hanno nulla di diverso dalla cocaina".

Ma è vero? Basta togliere gli smartphone per recuperare l’attenzione degli studenti e avere una scuola “seria”? E poi, come si inserisce il divieto di Valditara dentro la prospettiva di una scuola "sempre più digitale". Il rischio è che si traduca in un paradosso anacronistico che, invece di dare, toglie strumenti di apprendimento. Per capire meglio abbiamo parlato con Sandro Marenco, professore di inglese e content creator su TikTok.

Partiamo subito dalla questione cruciale: smartphone in classe sì o no?

Allora, io capisco anche che l'indicazione può essere uno stimolo per mantenere l’attenzione dei ragazzi, però forse bisognerebbe considerare lo smartphone non solo come un limite, ma anche come uno strumento.

Il divieto si scontra un po’ con il programma scuola digitale. 

Ma, sì, io lo uso tantissimo, poi insegno inglese e la materia diciamo che si presta, in generale però i ragazzi fanno i calcoli con gli smartphone o spesso se uno dimentica il quaderno prende appunti sulle note del telefono, è un prolungamento dell’arto per loro. E poi anche per la didattica può essere una risorsa preziosa. Ti dirò io forse sono un insegnante poco convenzionale ma non mi sento così solo.

Come usi lo smartphone per insegnare?

Per esempio quando devo fare pezzi di letteratura mi piace pescare nelle emozioni dei ragazzi per analizzarle insieme, ma più sono profonde più sono private e magari qualcuno non se la sente di manifestare i propri pensieri davanti a tutti. Così ho deciso di aprire una open board sulla classroom, faccio mettere a tutti un nome fittizio e loro dal banco scrivono in maniera interattiva e vedono in automatico le risposte di tutti senza sapere di chi sono. Così possono raccontare un’emozione ma non tocco la loro privacy, un modo anche per conoscerli meglio.

Immagino ci siano anche dei vantaggi più “tecnici”.

Ma certo, per far ripassare i verbi irregolari uso un gioco a quiz o con risposte multiple e loro in tempo reale usano lo smartphone come joystick per scegliere le risposte, a volte facciamo anche delle squadre, e in cinque minuti di gioco loro hanno ripassato bene i verbi irregolari. Oppure, non so, vedo un articolo interessante, e lo possono condividere con tutti su classroom tagliarlo, sottolinearlo, e così via.

Ma è vero che i ragazzi stanno più attenti senza cellulare in classe, o forse il problema è da un’altra parte?

Ti sei già un po’ riposta. È chiaro che lo smartphone è una distrazione per tutti, ma se i ragazzi non ti seguono magari il problema è un altro. Sai bisogna lottare, non puoi lasciare cadere l’attenzione per cinque secondi se non ci metti tre minuti per riaverla. E chi fa l’insegnante lo sa. Bisogna capire caso per caso quando è giusto toglierlo e quando no.

E come lo capisci?

Vai di esperienza e parli con i colleghi, bisogna capire se la disattenzione è generalizzata o no. Quindi in consiglio di classe i professori dovrebbero confrontarsi per vedere se la colpa è degli smartphone. Se la classe è distratta con tutti è un conto, e allora si procede, altrimenti si lavora insieme per capire dove sta il problema. Dipende molto da classe a classe e da persona a persona. C’è anche chi segue bene nonostante guardi il cellulare.

Aspetta, in che senso?

C’è un ragazzo in una delle mie classi che ha sempre lo smartphone in mano, io ho voluto fare una prova e capire se riesce a seguirmi lo stesso, cosa per me impossibile, ma questa generazione è nata con lo smartphone in mano quindi è un altro discorso. Così l’ho interrogato ed era più preparato di tutti gli altri. Poi ci sono quelli che si perdono per carità, ma questo fa capire bene come cambia molto a seconda dello studente.

Ecco diciamo che il divieto imposto da Valditara va dalla parte opposta, gli smartphone sono vietati in classe dai tempi del ministro Fioroni, ma gli istituti potevano gestirsi in modo indipendente, ora però si vuole imporre una norma più stringente e uguale per tutti. 

E questo potrebbe essere un problema, non usando il cellulare in classe io perderei parte del mio metodo didattico che funziona con i ragazzi, e poi diciamolo, in classe ci sono anche dei momenti dove uno può usarlo senza compromettere l’apprendimento.

Mi fai un esempio?

Le interrogazioni. Io prima insegnavo in un liceo scientifico e spesso durante le prove orali si discuteva di letteratura inglese e in quel caso seguire serviva, ora che insegno in un istituto tecnico e magari durante le interrogazioni chiedo per esempio la grammatica, non ha molto senso. Se uno vuole ripassare può stare attento, altrimenti può ascoltare la musica o guardare lo smartphone.

Ti è mai capitato di avere problemi con studenti che non ti ascoltavano per via del cellulare?

Certo, un caso di questi giorni, un ragazzo che non seguiva e stava sempre con lo smartphone in mano, glielo abbiamo tolto e ha continuato a essere disattento. Ha trovato altri passatempo, parla, gioca. Sono creativi se tu gli togli il cellulare si portano le carte da casa. Quindi ora non abbiamo ancora capito qual è il problema, ma di sicuro non è vero che non segue le lezioni per colpa dello smartphone.

Il divieto sarà anche per gli insegnanti.

Sì, ma il problema è, per esempio, il registro elettronico. Ora la scuola è digitalizzata, se io non posso usare lo smartphone in classe il governo però dovrebbe dare agli insegnanti e agli istituti tutti i mezzi necessari per fare bene il lavoro, a partire da un buon computer e una buona connessione. E poi a questo punto io chiederei ai ragazzi di portare il tablet, perché ormai buona parte della mia didattica è integrata con le nuove tecnologie e mi spiacerebbe perdere il mio metodo di insegnamento che ho affinato negli anni.

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