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Terremoto in Turchia e Siria

Perché sono crollati così tanti edifici nel terremoto in Turchia e Siria?

Roberto Paolucci è docente di Ingegneria Sismica al Politecnico di Milano. A Fanpage.it ha spiegato quello che è successo durante il terremoto che ha causato in Turchia e Siria circa 25.000 morti.
Intervista a Prof. Roberto Paolucci
Docente di Ingegneria Sismica al Politecnico di Milano
A cura di Valerio Berra
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Secondo un calcolo pubblicato da Al Jazeera il 9 febbraio il terremoto che ha colpito Turchia e Siria ha provocato solo in Turchia il crollo di 6.444 edifici in 10 province. Una stima conservativa, visto che l’entità dei danni deve ancora essere calcolata e che gli edifici rimasti in piedi potrebbero comunque venire abbattuti nei prossimi giorni perché giudicati pericolanti. Il bilancio dei morti, ancora in crescita, ha sfiorato invece quota 25.000.

Uno degli adagi dell’ingegneria civile è: “Quando un edificio ha un difetto, un terremoto lo scova sempre”. I terremoti mettono alla prova gli edifici con forze orizzontali a cui di solito non vengono sottoposti. Ed è proprio in queste occasioni che vengono fuori tutte le dimenticanze o i difetti di produzione. In questo caso la prova non è stata affatto banale, anzi. L’evento sismico è stato eccezionale, come ha spiegato a Fanpage.it Roberto Paolucci, docente di Ingegneria Sismica del Politecnico di Milano.

La potenza del terremoto in Turchia e Siria

“In Turchia e in Siria il terremoto è stato violentissimo”, dice Paolucci. E prosegue: “Non solo come ampiezza delle forze ma anche come estensione. Parliamo di un evento sismico che ha quasi raggiunto magnitudo 8, con una faglia che dovrebbe essersi estesa per 200 km. I dati esatti si conosceranno solo nei prossimi mesi”. Giusto per fare un paragone, il terremoto che ha colpito L’Aquila il 6 aprile del 2009 aveva una magnitudo di 6,3 e la faglia si è estesa per una distanza compresa tra 15 e 20 km.

Il primo motivo che ha causato il crollo di così tanti edifici quindi è che questo terremoto è avvenuto in una zona piana di abitazioni: “Spesso sentiamo – continua Paolucci – di terremoti con magnitudo superiori che però non hanno fatto nemmeno una vittima. Questo può succedere se il terremoto è in mare. Ad esempio un terremoto di magnitudo 8 a 30 chilometri dalle coste del Giappone è normale che provochi danni. Nel caso del terremoto in Turchia e Siria tutta la faglia era su zone abitate”.

Le condizioni degli edifici in Turchia

La Turchia, come l’Italia, è considerata una zona sismica. Le norme sull’edilizia quindi non sono improvvisate, anzi. “La Turchia non è affatto in uno stadio primitivo dell’ingegneria sismica: hanno delle norme sismiche avanzate, come noi. Il problema sono gli investimenti statali. Le norme non sono retroattive, valgono per gli edifici da costruire ma non per quelli già costruiti. Nella zona di Istanbul ad esempio stanno investendo molto su questo fronte. Bisognerebbe farlo per un’area ancora più estesa”.

Il caso del castello di Gaziantep

Al netto delle norme sismiche, uno dei crolli che hanno stupito di più è quello del castello di Gaziantep, una struttura antichissima che ha raggiunto la forma che conoscevamo fino a poche giorni fa tra il 527 e il 565 d.C. Anche questo, per Paolucci, chiarisce quale sia stato il vero impatto di questo terremoto: “Spesso in questi eventi sismici vediamo crollare strutture antichissime. A volte questo succede perché gli edifici possono essere soggetti a erosione ma guardando le foto del castello di Gaziantep mi sembra una struttura molto solida. Anche questa mi sembra una conferma di quanto il terremoto sia stato potente”.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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