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“Kobe Bryant si è abbonato a Twitter Blue”, cosa non torna nella nuova campagna di Elon Musk

Dopo aver acquistato Twitter, Elon Musk ha tolto le spunte blue a tutti i profili a cui era stato assegnato gli anni scorsi. Ora per averla bisogna pagare un abbonamento da circa otto dollari al mese.
A cura di Valerio Berra
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La campagna sulle spunte di Twitter non è esattamente il progetto di marketing più riuscito nella storia dei social, almeno fino a questo momento. L’idea è chiara. Fino allo scorsa estate le spunte con il simbolo del verificato sono state gestite dai moderatori di Twitter. Venivano assegnate d’ufficio alle persone ritenute abbastanza note o agli account che macinavano interazioni a ogni micropost. Elon Musk ha fatto saltare il tavolo. Ha deciso di cambiare un sistema da lui ritenuto “feudale” e ha introdotto un nuovo ventaglio di spunte: oro per gli account aziendali, grigia per le istituzioni governative e blu per tutti gli utenti disposti a pagare un abbonamento da circa 8 dollari al mese.

Il risultato? Al netto della confusione cromatica, negli ultimi giorni gli utenti che avevano una spunta blu sono stati degradati a utenti normali. È successo anche in Italia. Barbara D’Urso e Fiorello ad esempio hanno scelto di sostituire la loro spinta blu con delle emoji, un cuore nel primo caso e un dito medio, delle corna e una mano con le dita raccolte a tulipano nel secondo.

Dopo la prima purga, Twitter sembra abbia abbia deciso di ridare delle spunte blu ad alcuni personaggi. Certi account sono stati decisi direttamente da Elon Musk, come quello di Stephen King per cui l’imprenditore ha “pagato personalmente”. Altri però sembrano concessi d’ufficio, e senza troppi controlli. Visto che alcune spunte blu sono state assegnate a utenti deceduti da tempo.

Il caso di Kobe Bryant

Il profilo del cestista Kobe Bryant risulta marchiato con una spunta blu. Anche se l’atleta è morto il 26 gennaio del 2020 in un incidente in elicottero. In sè non sarebbe un problema verificare il suo account. Vero, non è più attivo, ma può sempre essere una testimonianza digitale della sua storia. Una sorta di archivio pubblico. Il problema è che niente di tutto questo è specificato e anzi, passando sul badge del verificato sembra di leggere che l’atleta abbia acquistato di recente un abbonamento: “Questo account è stato verificato perché l’utente si è abbonato a Twitter Blue e ha verificato il suo numero di telefono”.

TWITTER | Account verificato Kobe Bryant
TWITTER | Account verificato Kobe Bryant

Gli altri account a cui è stata assegnata la spunta blu

Oltre Kobe Bryant ci sono anche altri personaggi famosi a cui è stata data questa spunta, dal cantante Michael Jackson all’ex senatore repubblicano John McCain passando dal frontman dei Linkin Park Chester Bennington. Anche il giornalista Jamal Khahoggi risulta appena abbonato a Twitter Blue. C’è però un aspetto di questa nuova campagna che lascia un po’ perplessi: Twitter sta regalando spunte blu per far sembrare che la campagna di abbonamenti sta avendo successo? Se i casi citati fino ad ora sono chiaramente impossibili, quanti account ora hanno di nuovo la spunta blu senza aver mai pagato nessun abbonamento?

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