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Il governo cinese ha lanciato la sua app di incontri per incentivare nuovi matrimoni nel Paese

La Cina ha raggiunto il tasso di natalità più basso mai registrato. Dopo la politica del figlio unico sta cercando di incentivare i matrimoni per ripopolare il Paese.
A cura di Elisabetta Rosso
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La Cina ha bisogno di nuovi matrimoni. Ha deciso così di prendere in mano la situazione e applicare le sue solidissime strategie di controllo per far innamorare le persone. Romanticismo a parte, c’è anche chi considera la pratica solo un modo “per farli riprodurre come maiali”, scrive un utente di Weibo. D’altronde l'anno scorso il tasso di natalità in Cina è sceso a 6,77 per 1.000 persone, il più basso mai registrato. Mentre il tasso di matrimonio è diminuito negli ultimi dieci anni, nel 2021 si sono sposate solo 5,4 coppie ogni 1.000 persone, negli Stati Uniti sei.

Per risolvere il problema, a Guixi, una città di 640.000 abitanti nello Jiangxi, provincia della Cina orientale, è stato lanciato un servizio di matchmaking sponsorizzato dallo Stato. L’app si chiama “Palm Guixi” e praticamente organizza appuntamenti al buio, secondo il quotidiano statale China Youth Daily. Una specie di Tinder che utilizza i dati degli utenti e attraverso alcuni test combina quelli che per qualche motivo misterioso sono maggiormente compatibili. In realtà non è l’unico sforzo dello Stato per incentivare le persone a sposarsi, in altre zone nello Jiangxi, i governi locali stanno organizzando eventi per far socializzare le persone. Per esempio nel parco Ruizhou Fuya 100 single hanno partecipato a una grande festa dove, vestiti con gli abiti tradizionali, hanno potuto “avvicinarsi” l'uno all'altro entrando in contatto con “la profondità della cultura cinese”.

Perché sono calate le nascite in Cina?

Dietro agli sforzi c’è il problema. Il numero di sposati per la prima volta è sceso a 11,6 milioni l'anno scorso, quasi 700.000 in meno rispetto all'anno precedente. Il dato si riflette poi in un calo delle nascite, ma la Cina sta lavorando anche questo. A febbraio, la provincia dello Sichuan ha rimosso tutte le restrizioni sulla registrazione delle nascite, prima solo le coppie sposate potevano iscrivere ai registri i neonati. Non solo. Alcune province hanno offerto agli sposi un congedo retribuito per incentivare i matrimoni. Nella provincia dello Zhejiang invece lo Stato offre un'assicurazione sanitaria e un rimborso di 3.000 yuan (413 euro) per i trattamenti di fecondazione in vitro.

L’inversione di tendenza è radicale, nel 1979 infatti la Cina aveva introdotto la politica del figlio unico, un regime brutale che attraverso il controllo delle nascite, gli aborti forzati e le sterilizzazioni ha cercato di contenere l’aumento demografico del Paese. La politica del figlio unico è stata revocata nel 2016, ma oggi la popolazione deve affrontare un altro problema che impedisce di mettere su famiglia: il costo della vita. Il quotidiano The Guardian ha riportato uno studio dell'Accademia delle scienze sociali di Shanghai che traduce la difficoltà in numeri. Nel 2022, il costo per crescere un figlio in un'area urbana è circa 630.000 yuan (80.966 euro) dalla nascita fino ai 17 anni, le famiglie a basso reddito, inferiori a 50.000 yuan (6.747), spendono oltre il 70% dei loro guadagni per un figlio. Dati alla mano, molto probabilmente non basterà qualche agevolazione o un’app di incontri al buio per risolvere il problema della Cina.

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