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I dati dei viaggiatori copiati e conservati per 15 anni: le accuse alle autorità della frontiera Usa

Da ottobre a luglio l’agenzia ha registrato i dati di 38.567 dispositivi. Per Ron Wyden, senatore dell’Oregon, è un’estorsione indiscriminata di informazioni.
A cura di Elisabetta Rosso
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Prendono telefoni, tablet e computer, raccolgono i dati e li conservano per 15 anni. Le autorità di frontiera americane, senza nessun mandato, collezionano le informazioni di "10.000 dispositivi ogni anno", scrive il Washington Post. Tutto finisce in un enorme database. Dentro ci sono i registri delle chiamate, gli elenchi di contatto, foto, messaggi, dati sensibili, che 2.700 agenti del US Customs and Border Protection (CBP), raccolgono e conservano per scongiurare possibili minacce o scovare sospetti criminali.

Un meccanismo che il senatore Ron Wyden, in una lettera al commissario del CBP Chris Magnus, ha descritto come “un’estorsione indiscriminata tra i registri privati ​​degli americani senza sospetto di un crimine”. I viaggiatori perquisiti, infatti, quasi sempre non sono né sospetti criminali né possibili minacce.

Non solo. Mentre le forze dell’ordine devono presentare un mandato per accedere o perquisire i dispositivi elettronici delle persone, le autorità di frontiera no. Sulla base di un'eccezione al quarto emendamento è possibile compiere ricerche base su qualsiasi viaggiatore che attraversi il confine. Non vengono informati dei loro diritti, e se si rifiutano di sbloccare i dispositivi elettronici, le autorità potrebbero confiscare telefoni e laptop per cinque giorni.

La battaglia di Ron Wyden

Ronald Lee "Ron" Wyden, è un politico statunitense, attuale senatore per lo stato dell'Oregon. Democratico, progressista, già due anni fa aveva chiesto di aprire un’indagine sempre sull’uso dei dati personali da parte del CBP. Nella sua lettera a Chris Magnus scrive: "Gli americani innocenti non dovrebbero essere indotti con l'inganno a sbloccare i loro telefoni e laptop. Il CBP non dovrebbe scaricare i dati ottenuti attraverso migliaia di ricerche telefoniche senza mandato in un database centrale, conservare i dati per quindici anni e consentire a migliaia di dipendenti del DHS di cercare tra i dati personali degli americani quando vogliono."

Il senatore ha poi aggiunto sul suo profilo Twitter: “Ho scoperto che i funzionari doganali e di frontiera stanno archiviando un enorme tesoro di dati dai dispositivi personali degli americani che rientrano nel Paese. Questa è una grave violazione dei diritti degli americani. Non smetterò di lottare”. Solo da ottobre a luglio, l'agenzia ha registrato i dati di 38.567 dispositivi.

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