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Gli influencer protestano per i ban di TikTok: “Così perderemo il lavoro”

ByteDance sta organizzando un blitz di lobbying nella capitale. L’appuntamento sarà giovedì 23 marzo poco prima che il Ceo di TikTok Shou Zi Chew testimoni davanti al Congresso.
A cura di Elisabetta Rosso
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Si scende in piazza per TikTok. Mentre l'amministrazione Biden cerca di fare terra bruciata intorno al social, la società sta chiamando a sé la sua forza lavoro per organizzare un blitz di lobbying contro il ban. D’altronde se l’app venisse davvero vietata su tutti i dispositivi (e non solo su quelli del governo che hanno già dovuto disinstallarla), un esercito di creator rimarrebbe senza lavoro. Così TikTok ha mandato un messaggio ai fedelissimi. Un appuntamento a Washington prima della testimonianza di Shou Zi Chew, Ceo di TikTok, che dovrà rispondere davanti al Congresso alle accuse di spionaggio mosse contro il social, giovedì 23 marzo.

"La tua storia è l'incarnazione di ciò che si può ottenere quando il talento e la creatività sono condivisi su TikTok", ha scritto l’azienda agli influencer, come riporta la testata The Information. La mobilitazione mette in luce un aspetto fondamentale che finora la guerra spietata contro TikTok non ha considerato: quello economico. Il divieto infatti potrebbe mettere in seria difficoltà migliaia di influencer che guadagnano grazie alla visibilità su TikTok.

La protesta dei creator contro il divieto

"I creator di TikTok sono proprietari di piccole imprese che cercano di guadagnarsi da vivere per mettere il cibo sulle loro tavole, insegnanti che istruiscono la prossima generazione di leader e innovatori di tutti i giorni", ha dichiarato il portavoce di TikTok Jamal Brown in una nota. "I legislatori a Washington che discutono di TikTok dovrebbero ascoltare in prima persona le persone le cui vite sarebbero direttamente influenzate dalle loro decisioni".

Su queste basi ByteDance ha accumulato un esercito di professionisti delle pubbliche relazioni, influencer e aziende per respingere le minacce statunitensi. Per scendere in strada non hanno scelto un momento qualsiasi. La manifestazione infatti inizierà prima della testimonianza di Shou Zi Chew, un momento cruciale per la guerra tra Usa e TikTok perché segnerà la resa dei conti con il profilo più alto del social, il suo Ceo.

L’indagine contro TikTok

La divisione criminale del dipartimento, l'Fbi e il procuratore statunitense per il distretto orientale della Virginia stanno infatti indagando su ByteDance, per capire quale rapporto lega TikTok con il governo di Pechino, e fare luce sul caso dei giornalisti spiati dai dipendenti di ByteDance. Dopo una fuga di notizie infatti, per rintracciare la talpa alcuni lavoratori hanno cominciato una caccia all’indietro ripercorrendo conversazioni interne, e documenti commerciali dei dipendenti di TikTok con i giornalisti che si occupano del settore, convinti che la spia interna avesse comunicato a loro informazioni che dovevano rimanere segrete.

Sono quindi riusciti ad ottenere agli indirizzi IP e altri dati dei giornalisti e delle persone a cui erano collegati tramite i loro account TikTok. L’azienda ha spiegato che i dipendenti sono stati immediatamente licenziati, e ha anche rassicurato mettendo sul piatto la sua nuova proposta di sicurezza: l'archiviazione dei dati degli americani negli Stati Uniti, e la costruzione di nuovi data center in Europa.

I social affamati di dati

Il caso dei giornalisti spiati è arrivato proprio nel momento sbagliato e ha confermato quei timori che già martellavano nelle teste del governo statunitense. In realtà l’app di ByteDance raccoglie le informazioni come Facebook o Instagram, tutti gli scandali sulla privacy nell’era dei social hanno un denominatore comune: la fame di dati. Possono essere sfruttati e monetizzati in più modi, per esempio usati per le pubblicità mirate, che hanno distrutto la reputazione di Meta. Per quanto riguarda TikTok c’è qualcosa di più grande in ballo e che spaventa molto di più gli Stati Uniti: il legame del social con il governo cinese. Ed ecco che il divieto dell’app si trasforma in un guerra ibrida sfociando nella geopolitica.

Ma gli americani vogliono il ban di TikTok?

La guerra all’app ha anche una forte connotazione politica, succede proprio mentre Biden organizza la sua campagna per la rielezione del 2024. Quindi capire se gli statunitensi sono contrari o favorevoli al divieto ora è cruciale. Un sondaggio di Quinnipiac ha mostrato che il 49% degli americani ha sostenuto il divieto di TikTok negli Stati Uniti, mentre il 42% si è opposto. Gli statunitensi di età compresa tra 18 e 34 anni, secondo il sondaggio, sono contrari al divieto, con il 63% che non vuole il blocco e solo il 33% a favore. Sempre il sondaggio mostra come il ban potrebbe danneggiare maggiormente i democratici: il 64% dei repubblicani e il 50% degli indipendenti sono favorevoli a un divieto, mentre il 51% dei democratici si è opposto.

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