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Faccia a faccia con Aloy, la nostra prova di Horizon Call of the Mountain con il nuovo visore di PlayStation

Horizon Call of the Mountain non osa nel gameplay, ma si concentra sulle possibilità di interazioni tipiche della realtà virtuale per un risultato davvero sbalorditivo in termini di immersione.
A cura di Lorena Rao
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Quando si avvia Horizon Call of The Mountain è praticamente impossibile non cedere allo stupore. I colori sgargianti della foresta, la limpidezza dell’acqua, il Collolungo poco distante da noi, il cui passo cadenzato fa leggermente vibrare i controller Sense: l’immersione negli Stati Uniti post-apocalittici di Horizon è davvero immediata e travolgente, com’è giusto aspettarsi da un titolo in realtà virtuale.

La prima esclusiva per PS VR2, il visore per giocare in VR su PlayStation 5, si apre con magnificenza, attraverso una intro lenta e placida pronta a cambiare subito registro. Nei panni di Ryas, un guerriero reietto, ci toccherà scalare l’imponente montagna, simbolo della tribù dei Carja, per riottenere la fiducia perduta. A rendere difficoltosa la nostra scalata, saranno le incursioni delle biomacchine, contro cui dover combattere a suon di arco e frecce (e non solo).

HORIZON CALL OF THE MOUNTAIN | Un particolare delle frecce
HORIZON CALL OF THE MOUNTAIN | Un particolare delle frecce

Quanto ad Aloy, protagonista dell’universo di Horizon nota al pubblico di PlayStation, compare solo come personaggio non giocabile. E va benissimo così: ritrovarsi davanti agli occhi una delle icone del parco titoli Sony, vederla rivolgersi a noi con lo sguardo e con le mani, è davvero d’impatto.

Come si gioca in Horizon Call of The Mountain

Il fulcro dell’esperienza di Call of the Mountain si divide principalmente in scalata e combattimento. In entrambi casi è centrale la pressione dei trigger adattivi R2 e L2. I controller Sense replicano le tecnologie tipiche del DualSense, facendoci sentire l’attrito durante la pressione dei tasti per rimandare a sensazioni tattili simili alla realtà. Ciò vale quando dobbiamo issarci da un’altura o quando dobbiamo tendere l’arco per scoccare il colpo. Ed è qui che entra in gioco il tracciamento oculare a infrarossi di PS VR2: per la mira, Horizon Call of the Mountain fa riferimento all’occhio dominante di chi gioca, nonostante ci sia un minimo di assistenza. Inoltre la tecnologia del tracciamento permette di mantenere nitido e pulito il punto in cui si guarda.

HORIZON CALL OF THE MOUNTAIN | Il prologo su un corso d'acqua
HORIZON CALL OF THE MOUNTAIN | Il prologo su un corso d'acqua

Quanto al movimento vero e proprio, è necessario tenere premuto X e quadrato e muovere le braccia per simulare la camminata. A volte risulta un po’ macchinoso, specie in spazi più stretti (di base Horizon ha una struttura a corridoio sviluppata in verticale), ma è indubbio che questa modalità sia la più adatta per enfatizzare l’immersione e sentirsi davvero Ryas. Se ciò non dovesse convincere, è comunque possibile giocare da seduti e in maniera tradizionale, facendo affidamento sulla levetta analogica e la semplice pressione dei tasti dei Sense. Una scelta forse più congeniale per chi soffre di motion sickness, anche se in questo caso bisogna precisare che PS VR2 fa un lavoro egregio grazie all'ottima tecnologia e vestibilità di PS VR2.

Alle azioni fin qui elencate si aggiunge la schivata, anche in questo collegata a un movimento delle braccia accompagnato dalla pressione del tasto cerchio. Superati i primi tentativi d’impaccio, nel corso delle sessioni di gioco diventa sempre più semplice mettere a segno attacchi all’ultimo secondo con l’arco dopo aver evitato le zampate di una Vedetta. Col prosieguo dell’avventura, è possibile sbloccare munizioni elementali per sfruttare le debolezze nemiche e richiamare il core dei combattimenti di Horizon. La vita è segnalata intelligentemente dal guanto, per un’interfaccia di gioco sgombra e pulita, in grado di farci sentire davvero dentro al gioco.

Per recuperare l’energia vitale persa, basta raccogliere i frutti disseminati in giro, avvicinarli alla bocca e assistere al suono e animazione del morso sulla polpa. Anche la scalata conta del supporto di arnesi, come le piccozze. Conficcarle nella roccia innesca tutta una serie di sensazioni tattili (vibrazioni e attriti dei trigger) per un’arrampicata stancante (soprattutto se si gioca da diverso tempo) ma senza dubbio appagante.

HORIZON CALL OF THE MOUNTAIN | L'incontro con un Avistempesta
HORIZON CALL OF THE MOUNTAIN | L'incontro con un Avistempesta

Al di là dei meravigliosi paesaggi da osservare, nel corso dell’esplorazione si possono compiere piccole interazioni che sfruttano appieno la tecnologia VR. Dipingere pitture rupestri sulla montagna, suonare gong o tamburelli lasciati incustoditi sui tavoli, accendere fiaccole: sono tanti gli elementi con cui possiamo saggiare le potenzialità della VR nel corso delle 6-7 ore di gioco.

Call of the Mountain è il futuro per la realtà virtuale?

Arrivati fin qui, è chiaro che Horizon Call of the Mountain non osa nel gameplay, rimanendo in linea con i diversi titoli VR disponibili su PC, ma si concentra sul senso di immersione e sulle possibilità di interazioni tipiche della realtà virtuale. A dare particolare colore al tutto è l’ambientazione oramai divenuta iconica, popolata da volti noti, conosciuti in forma “piatta” su TV tramite Horizon Zero Dawn e Forbidden West. Anche vedere le biomacchine nelle loro dimensioni naturali a un palmo dal naso è un qualcosa di incredibile.

Insomma, l’effetto sorpresa c’è tutto in Horizon Call of the Mountain, per un esordio della VR su PlayStation 5 davvero sorprendente in termini di resa. Da qui il pensiero di altri titoli futuri tratti dall’immaginario PlayStation, che potrebbero rivelarsi la chiave di volta di PS VR2 per diventare un protagonista competitivo all’interno del settore della realtà virtuale, che per ora vede il dominio del panorama PC.

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