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Covid 19

Una spugna di mare potrebbe “assorbire” il Covid: la scoperta in Canada, tra i fiordi di Howe Sound

Un composto estratto da una specie porifera che vive nell’insenatura del Pacifico settentrionale ha dimostrato di poter bloccare il virus, fermando la sua replicazione nelle cellule umane.
A cura di Valeria Aiello
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Una spugna di mare / Wikipedia
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E se bastasse un colpo di spugna a cancellare il Covid? O meglio, ad “assorbire” la diffusione globale dell’infezione? Roba da cartoni animati, verrebbe da pensare, ricordando il più famoso e iconico personaggio della serie SpongeBob. Eppure, in un’insenatura del Pacifico settentrionale, tra i meravigliosi fiordi di Howe Sound, in Canada, un team di ricerca guidato dagli scienziati dell’Università della Columbia Britannica ha scoperto che una spugna di mare produce un composto in grado di bloccare il virus. Testato nell’ambito di uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Antiviral Research, questo composto – il cui nome scientifico è alotaketal C – ha dimostrato di ridurre completamente l’infezione virale nelle cellule umane, anche quando a causare il contagio sono le più recenti sotto-varianti di Omicron, come più diffusiva BA.5. Anche altri due composti, la bafilomicina D e l’holyrine A, isolati rispettivamente da un batterio marino di Barkley Sound, sulla costa occidentale dell’isola di Vancouver, e da batterio delle acque di Terranova, si sono dimostrati efficaci contro diverse sotto-varianti di Omicron.

La strada dei test di laboratorio alla farmacia è lunga, ma i ricercatori hanno in programma di verificare l’efficacia dei composti in modelli animali entro i prossimi sei mesi. “La nostra ricerca sta anche aprendo la strada a test su larga scala contro le infezioni associate ad altri virus respiratori di grande preoccupazione, come l’influenza A e il virus respiratorio sinciziale (RSV)” ha affermato il dottor François Jean, autore senior dello studio e professore associato presso il Dipartimento di microbiologia e immunologia dell’Università della Columbia Britannica.

I test di laboratorio rivelano l'efficacia di un composto della spugna di mare

Nell’ambito dell’attività scientifica, che ha coinvolto 13 diverse istituzioni internazionali, gli studiosi hanno testato 373 composti prodotti da piante, funghi e invertebrati alla ricerca di quelli in grado di uccidere o fermare la diffusione del virus Sars-CoV-2. “Questo team di ricerca interdisciplinare sta svelando le importanti possibilità della biodiversità e delle risorse naturali, scoprendo soluzioni basate sulla natura per le sfide sanitarie globali come il Covid-19” ha aggiunto il professor Jean che, nel complesso, insieme al team ha trovato almeno 26 composti in grado di ridurre l’infezione virale nelle cellule umane.

I tre già citati, incluso l’alotaketal C estratto da una specie porifera appartenente al genere Phorbas, si sono però rivelati efficaci anche in dosi molto piccole. “Il vantaggio di questi composti è che prendono di mira le cellule, piuttosto che il virus, bloccando la replicazione del virus e aiutando la cellula a riprendersi – ha spiegato la co-prima autrice dello studio, la dott.ssa Jimena Pérez-Vargas, ricercatrice associata nel Dipartimento di microbiologia e immunologia dell’Università della Columbia Britannica – . Le cellule umane si evolvono più lentamente dei virus, quindi questi composti potrebbero funzionare contro varianti future e altri virus come l’influenza se usano gli stessi meccanismi”.

Per arrivare a questi risultati, i ricercatori hanno immerso campioni di cellule polmonari umane in soluzioni a base di questi composti, infettando poi le cellule con diverse varianti di Sars-Cov-2, opportunamente marcate per far brillare di un verde fluorescente le cellule quando infette. Per individuare i composti efficaci, hanno invece utilizzato una speciale tecnica di screening che ha permesso di identificare le molecole in grado di inibire l’infezione con basso danno cellulare. Ulteriori test hanno confermato che i tre composti sono efficaci anche contro varianti precedenti, come Delta, nonché sicuri per le cellule umane quanto alcuni degli antivirali già noti. “Molti di questi trattamenti non sono però più efficaci contro le varianti di Omicron attualmente in circolazione perché il virus si sta evolvendo – ha precisato il dottor Jean – . Ciò evidenzia la necessità di nuovi antivirali”.

L’efficacia dei nuovi composti di origine naturale, ha concluso Jean, suggerisce un punto di partenza promettente per lo sviluppo di trattamenti contro l’infezione da Sars-Cov-2 e future varianti, oltre a “svelare potenziali fattori ospiti e percorsi che regolano l’infezione causata dalle varianti di preoccupazione, inclusa l’Omicron BA.5”.

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