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Un virus sta trasformando i piccioni in “zombie” con collo contorto: quali sono i rischi per l’uomo

Si tratta del paramyxovirus del piccione (PPMV1), uno dei patogeni più temuti nei volatili, che può infettare anche gli esseri umani e causare una malattia simil-influenzale come sintomi come febbre e congiuntivite.
A cura di Valeria Aiello
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Un piccione con il collo contorto / Society for Prevention of the Cruelty of Animals di Jersey
Un piccione con il collo contorto / Society for Prevention of the Cruelty of Animals di Jersey

Tra i virus aviari emergenti, uno dei più temuti è il paramyxovirus del piccione di tipo (PPMV1), un patogeno probabilmente originario del Medio Oriente e diffuso in Europa, Stati Uniti e Australia, che colpisce i piccioni e altre specie di uccelli, incluso il pollame. Nel Regno Unito, secondo quanto riporta The Sun, la Society for Prevention of the Cruelty of Animals di Jersey, isola nel Canale della Manica, ha segnalato “un aumento del numero di piccioni recuperati nelle ultime settimane, che hanno mostrato segni neurologici come collo contorto e incapaci di stare sulle zampe”. L’infezione virale, nota come Malattia di Newcastle (ND) e detta anche pseudopeste aviaria, può infatti trasformare i piccioni in creature simili a “zombie” che, oltre ad avere colli deformati, sono “generalmente magri e hanno feci verdi” hanno precisato gli operatori del servizio di soccorso animali dell’ente britannico. “A volte, mostrano anche lesioni derivanti dal fatto di non essere più in grado di restare in equilibrio o di volare”. La malattia, estremamente contagiosa nei volatili, si diffonde principalmente attraverso il contatto diretto con secrezioni ed escrementi di uccelli infetti, e può essere trasmessa anche all’uomo, sebbene sia considerata una zoonosi minore.

La Malattia di Newcastle e i rischi per l’uomo

La Malattia di Newcastle, chiamata così dal nome della città inglese dove è stata identificata nel 1927 – nonostante il primo rilevamento documentato risalga al 1926 a Giava, in Indonesia – , ha provocato almeno quattro pandemie aviare nel secolo scorso. Il serbatoio naturale del virus, che fa parte dei Paramyxovirus aviari, è rappresentato dagli uccelli selvatici, in particolare dagli uccelli acquatici.

Il ceppo che colpisce i piccioni, noto come pigeon paramyxovirus tipo 1 (PPMV-1) o paramyxovirus aviario di tipo 1 (APMV-1), si può praticamente considerare endemico nei columbiformi selvatici in molti Paesi, dai quali può spesso diffondersi al pollame, con effetti notevoli, quali gravi lesioni emorragiche intestinali e elevata mortalità. In Italia, l’infezione da PPMV-1 nei volatili è una malattia soggetta ad obbligo di denuncia (Regolamento di polizia veterinaria – DPR 320/1954 art.1), come indicato dal Ministero della Salute.

Nell’uomo, l’infezione da paramyxovirus aviario di tipo 1 causa una malattia generalmente lieve, che può provocare leggera febbre, sintomi simil-influenzali e/o congiuntivite, che solitamente si risolve entro una settimana. Tuttavia, come documentato in un articolo di ricerca pubblicato sulla rivista Veterinary Research, finora sono stati segnalati due casi fatali di infezione umana, uno negli Stati Uniti e uno nei Paesi Bassi, entrambi in pazienti immunocompromessi che hanno sviluppato una grave polmonite.

La situazione in Italia e le azioni di controllo

Nel nostro Paese, le azioni di controllo e contrasto della diffusione della malattia di Newcastle sono disciplinate dal DPR 657/1996 di attuazione della Direttiva europea 92/66/CEE che prevede misure comunitarie a vari livelli. Le procedure di sanità pubblica si attuano a quindi sia a livello internazionale, con l’osservanza delle norme, sia a livello nazionale, con l’applicazione delle misure di contenimento in presenza di casi di infezione aviaria accertati (abbattimento dei volatili, distruzione delle carcasse e di tutte le uova, distruzione di materiali e rifiuti potenzialmente contaminati, individuazione e distruzione delle carni macellate e delle uova da consumo deposte durante il periodo di incubazione della malattia) e delle linee guida per la vaccinazione degli uccelli (sono disponibili vaccini per uso animale a base di virus inattivati) e per l’allevamento.

A qualunque livello la profilassi sia applicata è sempre finalizzata a prevenire l’esposizione al virus dei soggetti sensibili e a ridurre il numero dei soggetti sensibili con l’attuazione di un’idonea profilassi indiretta – sottolinea il Ministero della Salute – . La prevenzione dell’introduzione e della diffusione del virus richiede la conoscenza e la considerazione di tutte le possibili vie di trasmissione, incluso il contatto diretto o indiretto con uccelli selvatici. La profilassi indiretta, vaccinazione, nei confronti della malattia di Newcastle prevede essenzialmente l’uso di vaccini”.

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