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Terapia sperimentale blocca una forma mortale di cancro al polmone in test di laboratorio

Il cancro al polmone a piccole cellule è tra i più mortali, ma grazie a una nuova terapia può essere fermato in modelli animali. Speranze per i test sull’uomo.
A cura di Andrea Centini
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Una terapia sperimentale basata su due farmaci è stata in grado di arrestare la progressione di una delle più aggressive forme di cancro al polmone, resistente ai trattamenti e letale. I test sono stati condotti su modelli murini (topi) nei quali erano state impiantate masse tumorali umane provenienti da pazienti oncologici affetti da carcinoma polmonare a piccole cellule (SCLC) o microcitoma, una patologia che evolve rapidamente in metastasi e per la quale sono disponibili poche opzioni terapeutiche. Grazie alla terapia innovativa, basata sul ciclofosfamide e su un inibitore di una proteina (una lisina) chiamata SMYD3, gli scienziati non solo hanno superato la caratteristica resistenza ai farmaci del cancro al polmone a piccole cellule, ma ne hanno anche bloccato la crescita. Gli eccellenti risultati ottenuti in laboratorio hanno già gettato le basi per i primi trial clinici di Fase 1, ovvero i test sull'uomo.

A mettere a punto la potenzialmente rivoluzionaria terapia contro il carcinoma polmonare a piccole cellule è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati francesi dell'Università Grenoble Alpes, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Oncologia Sperimentale delle Radiazioni – Anderson Cancer Center dell'Università del Texas, del Center for Genome Integrity della Facoltà di Medicina dell'Università di Washington, dell'Università di Nimega (Paesi Bassi) e di diversi altri istituti. Gli scienziati, coordinati dal professor Nicolas Reynoir, docente presso l'Institute for Advanced Biosciences dell'ateneo francese, hanno deciso di testare la nuova terapia dopo aver scoperto che una proteina chiamata RNF113A è coinvolta nella riparazione delle cellule tumorali, in particolar modo da un danno causato dai farmaci alchilanti, cioè capaci di grado di introdurre gruppi alchilici nelle macromolecole di composti organici. Uno degli alchilanti usati in passato per combattere il carcinoma polmonare a piccole cellule era proprio la ciclofosfamide, che tuttavia, a causa dei suoi significativi effetti collaterali, è stata sostituita da altri farmaci. La loro efficacia resta comunque controversa, potendo garantire pochissimi mesi di sopravvivenza in più ai pazienti.

Il professor Reynoir e i colleghi hanno scoperto che la proteina RNF113A è regolata dalla proteina SMYD3, che si trova in concentrazioni elevate delle forme più avanzate dell'aggressivo cancro al polmone (particolarmente resistenti ai farmaci), mentre bassi livelli si trovano nel tessuto polmonare sano. I ricercatori hanno così deciso di trapiantare masse di cellule cancerogene umane (alcune già trattate con chemioterapia) nei topi e "bombardarle" con varie combinazioni di farmaci: con il solo inibitore di SMYD3, con il ciclofosfamide e con entrambi. I ricercatori hanno osservato che solo utilizzandoli in coppia si ottiene l'arresto della progressione del cancro al polmone a piccole cellule e il contrasto alla farmacoresistenza. La crescita tumorale è stata bloccata per tutta la durata dell'esperimento. Questi risultati incoraggianti gettano le basi per una potenziale nuova ed efficace terapia anticancro.

Questa scansione a tomografia computerizzata mostra la riduzione (a destra) del cancro al polmone dopo il trattamento con i due farmaci. Credit: Simone Hausmann e Pawel Mazur
Questa scansione a tomografia computerizzata mostra la riduzione (a destra) del cancro al polmone dopo il trattamento con i due farmaci. Credit: Simone Hausmann e Pawel Mazur

“Il cancro del polmone a piccole cellule ha un'opzione di trattamento – la chemioterapia a base di platino – e ciò aggiunge forse da due a sei mesi di vita”, ha dichiarato in un comunicato stampa il coautore dello studio Nima Mosammaparast, docente di patologia e medicina presso l'Università di Washington. “Il problema è che questi tumori inizialmente rispondono al trattamento, ma poi si ripresentano. Questo non è cambiato per 30 anni. Questi tumori sono solo massicciamente resistenti a quasi tutto. Quindi ciò che questo studio mostra è che possiamo effettivamente combinare un nuovo obiettivo con un vecchio farmaco per ridurre la resistenza e potenzialmente migliorare il trattamento e dare a questi pazienti una possibilità molto migliore”, ha chiosato l'esperto.

Naturalmente si tratta di risultati ottenuti sui topi, pertanto è ancora presto per cantar vittoria, soprattutto alla luce dei significativi effetti collaterali della ciclofosfamide, un farmaco abbandonato decine di anni fa proprio per questa ragione. Gli scienziati stanno pensando di ridurne il dosaggio per limitare gli effetti tossici. I dettagli della ricerca “SMYD3 Impedes Small Cell Lung Cancer Sensitivity to Alkylation Damage through RNF113A Methylation–Phosphorylation Cross-talk” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Cancer Discovery.

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