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Studio svela dove ripararsi in caso di esplosione nucleare: ecco i posti migliori e peggiori

Grazie a una simulazione di fluidodinamica due scienziati hanno determinato quali sono i posti migliori (e i peggiori) dove cercare riparo in un edificio dopo un’esplosione atomica.
A cura di Andrea Centini
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Come spiegato a Fanpage.it dal dottor Marco Casolino, Dirigente di Ricerca presso l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e divulgatore scientifico, se una bomba nucleare da 50 megatoni – come la famigerata “Zar” russa – venisse fatta esplodere sul centro di Roma l'area all'interno del Grande Raccordo Anulare verrebbe completamente spazzata via, mentre i danni provocati dall'onda d'urto si estenderebbero fino a Civitavecchia verso Nord e a Latina verso Sud. Una catastrofe di proporzioni apocalittiche con milioni di morti, a causa di una delle armi di distruzione di massa più micidiali partorite dalla mente umana.

Riuscire a sopravvivere all'esplosione di un missile balistico armato con una testata nucleare, ovviamente, ha molto a che fare con la distanza dal luogo dell'impatto, ma non solo. Nell'esempio di cui sopra, chiunque si trovasse all'interno del raccordo anulare verrebbe vaporizzato (a meno che non trovi riparo in un rifugio anti atomico), mentre per chi è poco al fuori dall'area di massima distruzione potrebbe esserci speranza, ma deve proteggersi nel modo giusto. Un nuovo studio scientifico ha determinato esattamente questo: quali sono i posti da evitare e quelli da preferire all'interno di un edificio nella zona di “moderata distruzione” a seguito dell'esplosione di una bomba atomica.

A condurre lo studio sono stati i due scienziati Ioannis W. Kokkinakis e Dimitris Drikakis dell'Università di Nicosia (Cipro), che hanno condotto sofisticate simulazioni al computer con modelli di fluidodinamica per determinare i luoghi migliori e peggiori dove cercare riparo all'interno di un edificio. È doveroso sottolineare che la ricerca non ha valutato le (gravissime) conseguenze delle radiazioni, ma si è concentrata sulle onde d'urto e sulla velocità dell'aria a seguito dell'esplosione atomica, talmente forti da sollevare le persone come foglie al vento e provocare lesioni gravissime – e potenzialmente mortali – dopo la caduta a terra o l'impatto contro pareti e oggetti.

Gli scienziati spiegano che la velocità dell'aria che segue l'onda d'urto – definita come una significativa variazione di pressione, densità, velocità e altri parametri di un fluido – accelera ancor più bruscamente quando raggiunge l'interno di un edificio. “Le onde d'urto supersoniche derivanti dall'esplosione subiscono un'espansione quando entrano in una stanza attraverso un'apertura che porta a effetti di canalizzazione”, hanno sottolineato gli autori nell'abstract dello studio. Nella simulazione Kokkinakis e Drikakis hanno calcolato che, all'aperto, le velocità massime dell'aria dovute all'onda d'urto sono rispettivamente di 46 e 73 metri al secondo (m/s) a 3 e 5 psi (libbre per pollice quadrato) di sovrappressione, mentre le velocità massime all'interno di un edificio arrivano rispettivamente a 140 e 184 metri m/s.

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Ciò significa che non tutti i posti all'interno dell'edificio (sufficientemente robusto da restare in piedi) nella zona di moderata distruzione sono egualmente sicuri. La simulazione, basata sull'esplosione di una bomba nucleare da 750 kilotoni rilasciata da un missile balistico intercontinentale come l'RS-28 Sarmat (Satan II), ha infatti determinato che nelle condizioni peggiori, quando l'aria attraversa spazi stretti e viene riflessa dalle pareti, l'onda d'urto può produrre una forza equivalente a 18 volte il peso di una persona (diverse forze g di accelerazione), che verrebbe sbalzata con estrema violenza nel caso fosse investita dal flusso d'aria. Dunque, cosa fare per proteggersi in caso di impatto imminente di un missile nucleare?

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Come dichiarato in un comunicato stampa dal professor Kokkinakis, i posti critici da evitare assolutamente sono i corridoi, le finestre e le porte, dove il flusso dell'aria accelera repentinamente e travolge qualunque cosa sul proprio percorso. Il posto ideale dove cercare riparo è una stanza senza finestre o comunque una parete che sia sufficientemente lontana da tutti gli elementi più a rischio. Anche gli angoli di un muro esposto frontalmente all'esplosione possono proteggerci dal flusso mortale dell'onda d'urto. Nel caso della bomba atomica usata nella simulazione, l'onda d'urto ha un raggio calcolato di 4,6 chilometri e le persone hanno pochi secondi per trovare riparo dal momento della detonazione. Si potrebbe immaginare una situazione in cui arriva un messaggio di allerta su una imminente esplosione nucleare sul telefono (o via telegiornale) che raccomanda di trovare immediatamente un rifugio. In momenti come questo nessuno probabilmente saprebbe come comportarsi, per questo i ricercatori hanno voluto colmare questa lacuna. Del resto viviamo in un contesto geopolitico internazionale “esplosivo” e la minaccia nucleare è ben più elevata che in passato.

La velocità massima dell'aria in una stanza pochi secondi dopo il passaggio dell'onda d'urto attraverso la finestra. Credit: I. Kokkinakis e D. Drikakis, Università di Nicosia, Cipro
La velocità massima dell'aria in una stanza pochi secondi dopo il passaggio dell'onda d'urto attraverso la finestra. Credit: I. Kokkinakis e D. Drikakis, Università di Nicosia, Cipro

I ricercatori si augurano naturalmente che non ci sarà mai bisogno di mettere in pratica i propri consigli, ma indubbiamente si tratta di informazioni utili da conoscere. Gli autori della ricerca specificano che dopo un'esplosione nucleare c'è naturalmente da preoccuparsi anche delle radiazioni, del rischio di incendi e dei danni alle linee elettriche e del gas. Questo video in realtà virtuale mostra cosa accade su una spiaggia dopo lo scoppio di una bomba atomica. I dettagli dello studio “Nuclear explosion impact on humans indoors” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Physics of Fluids.

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