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Studio mostra gli effetti benefici sul cervello di una passeggiata in natura: così abbatte lo stress

Camminare in mezzo al verde riduce l’attività della regione cerebrale legata allo stress, con significativi benefici sulla salute fisica e mentale.
A cura di Andrea Centini
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Un nuovo studio ha dimostrato che camminare in mezzo alla natura fa bene alla salute mentale e riduce l'attività del cervello correlata allo stress. Non è assolutamente una novità che le passeggiate nel verde hanno effetti altamente benefici sulla salute psicofisica, ma la nuova indagine è stata condotta con l'obiettivo di ottenere prove empiriche attraverso scansioni cerebrali (e non solo). Diverse ricerche, del resto, hanno ampiamente dimostrato che vivere in città rappresenta un fattore di rischio per lo stress, così come per l'ansia, la depressione e altre condizioni mentali come la schizofrenia, mentre altre hanno snocciolato i vantaggi della vita in campagna, montagna, vicino al mare o comunque in mezzo alla natura. Ciò è diventato particolarmente evidente durante i lockdown per la pandemia di COVID-19. Alla luce di queste premesse gli scienziati hanno iniziato a indagare anche sui benefici delle “fughe” nel verde di chi vive in città, andando a verificare cosa avviene nel cervello e più precisamente nell'amigdala, una regione legata a funzioni complesse come l'elaborazione dello stress, la risposta “combatti o fuggi” innanzi a una situazione di pericolo, le emozioni, la memoria emozionale e altre ancora. Ecco cosa è stato scoperto.

A determinare empiricamente che le passeggiate nel verde sono un toccasana per la salute mentale è stato un team di ricerca tedesco composto da scienziati del prestigioso istituto Max Planck Institute for Human Development – Lise Meitner Group for Environmental Neuroscience di Berlino, in collaborazione con colleghi del Dipartimento di Psichiatria e Psicoterapia del Centro Medico Universitario Hamburg-Eppendorf. I ricercatori, coordinati dalla professoressa Sonja Sudimac, neuroscienziata presso l'istituto berlinese, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato l'attività cerebrale nelle regioni legate all'elaborazione dello stress – come appunto l'amigdala – in 63 volontari sani. I partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi: al primo è stato chiesto di fare una passeggiata di un'ora nella vasta foresta di Grunewald, la più grande di Berlino (3mila ettari); al secondo di camminare in un'affollata e caotica via dello shopping della capitale tedesca. Tutti i volontari sono stati sottoposti a risonanze magnetiche funzionali (fMRi) per monitorare l'attività del cervello sia prima che dopo la passeggiata, inoltre hanno dovuto completare questionari e svolgere test predisposti per innescare stress sociale. Durante le passeggiate è stato vietato l'uso del cellulare o la deviazione dal percorso prestabilito.

Incrociando tutti i dati è emersa una significativa riduzione nell'attività nell'amigdala dei volontari che hanno passeggiato nella foresta, evidenziando i benefici della natura sulle regioni del cervello legate allo stress. Ciò si traduce in una riduzione della pressione sanguigna, miglior concentrazione, memoria più efficiente, riduzione dei sintomi legati all'ansia e alla depressione e ad altri vantaggi indicati da molteplici studi. “I risultati supportano la relazione positiva precedentemente ipotizzata tra natura e salute del cervello, ma questo è il primo studio a dimostrare il nesso causale”, ha dichiarato in un comunicato stampa il neuroscienziato ambientale e coautore dello studio Simone Kühn. È tuttavia interessante notare che non vi è stato un aumento nell'attività dell'amigdala dei volontari che hanno passeggiato nella caotica via di Berlino, un dato da indagare a fondo. La riduzione dell'attività dell'amigdala nel verde è verosimilmente legata alla nostra evoluzione, che per milioni di anni è avvenuta in mezzo alla natura, prima di iniziare a “rinchiuderci” nelle città. I dettagli della ricerca “How nature nurtures: Amygdala activity decreases as the result of a one-hour walk in nature” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Molecular Psychiatry del circuito Nature.

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