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Segni di un gigantesco tsunami con onde di 200 metri scoperti su Marte: com’è possibile

Su Marte è stato scoperto un cratere di 110km chiamato Pohl. Secondo uno studio fu generato da un asteroide che scatenò un devastante tsunami.
A cura di Andrea Centini
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Marte un tempo aveva fiumi, laghi e oceani come la Terra. Credit: Credit:ESO/M. Kornmesser
Marte un tempo aveva fiumi, laghi e oceani come la Terra. Credit: Credit:
ESO/M. Kornmesser

Potrebbe sembrare assurdo, ma sull'arido e polveroso Marte sono stati trovati i segni di un gigantesco tsunami, causato da un asteroide “killer di pianeti” paragonabile a Chicxulub, quello che 66 milioni di anni fa, alla fine del Cretaceo, fece estinguere i dinosauri non aviani. L'evento si è verificato 3,4 miliardi di anni fa, quando il “Pianeta Rosso” era completamente diverso da quello che conosciamo oggi. Secondo gli studiosi, infatti, sulla sua superficie c'erano laghi, fiumi e veri e propri oceani, in modo non dissimile dalla Terra. Forse era un mondo lussureggiante e ricco di vita, prima di trasformarsi nell'attuale deserto di roccia. Fu proprio uno dei grandi bacini marziani a essere colpito dall'asteroide, che scatenò la sua furia distruttiva su tutta la pianura alluvionale circostante, la Maja Valles, all'interno della quale nel 1976 atterrò la Viking 1, la prima missione della NASA ad “ammartare” con successo.

A circa 900 chilometri a nord-est dal sito di atterraggio del lander gli scienziati hanno rinvenuto un grande cratere con un diametro di 110 chilometri, trovato proprio nel cuore della pianura alluvionale con evidenti segni di erosione da inondazione. Nel paesaggio odierno è pieno di massi sparpagliati casualmente su tutta l'area. Secondo gli autori dello studio è proprio in questo cratere, sito a circa 120 metri al di sotto dell'antico livello del mare, che sarebbe precipitato l'asteroide. Il cratere Pohl, questo il nome scelto dagli studiosi, si trova in una specifica regione chiamata Crisa Planitia e, come specificato, ha molte caratteristiche in comune con l'area di impatto di Chicxulub, nell'attuale penisola dello Yucatan (Messico). Secondo i calcoli, infatti, l'impatto avrebbe generato onde di tsunami alte oltre 200 metri, in grado di provocare disastri fino a 1.500 chilometri di distanza dal luogo della collisione.

La mappa del cratere e dell'area circostante colpita dallo tsunami. Credit: Scientific Reports
La mappa del cratere e dell'area circostante colpita dallo tsunami. Credit: Scientific Reports

A scoprire il cratere e i segni della presenza del gigantesco tsunami è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati statunitensi del Planetary Science Institute di Tucson, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Centro di ricerca Ames della NASA, del Dipartimento di Geologia dell'Università Autonoma di Barcellona (Spagna), del Dipartimento di innovazione dei sistemi dell'Università di Tokyo e di altri istituti. I ricercatori, coordinati dallo scienziato planetario Alexis Rodriguez, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto simulazioni al computer, nelle quali hanno dimostrato che un asteroide di 9 chilometri di diametro sarebbe stato in grado sia di creare il cratere Pohl (sprigionando una potenza di 13 milioni di megatoni) che di devastare l'area circostante col colossale tsunami.

Secondo i calcoli anche un asteroide più piccolo – di 3 chilometri e molto meno energetico – avrebbe potuto scatenare il maremoto, ma solo in presenza di un suolo marziano a bassa resistenza. I dettagli della ricerca "Evidence of an oceanic impact and megatsunami sedimentation in Chryse Planitia, Mars" sono stati pubblicati sull'autorevole rivista Scientific Reports del circuito Nature.

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