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Scoperti i più giovani asteroidi del Sistema solare: hanno appena 270 anni

Nel cuore del Sistema solare sono stati scoperti i due asteroidi più giovani mai individuati. PR2 2019 e QR6 2019 hanno solo 270 anni.
A cura di Andrea Centini
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La coppia di asteroidi. Credit: UC Berkeley/SETI Institute
La coppia di asteroidi. Credit: UC Berkeley/SETI Institute

Sono stati scoperti i due più giovani asteroidi del Sistema solare, con un'età stimata di appena 270 anni. È un'inezia dal punto di vista astronomico, a maggior ragione se si considera che questi “sassi spaziali” normalmente risalgono agli albori del nostro sistema, con età di alcuni miliardi di anni. I due asteroidi, chiamati PR2 2019 e QR6 2019, facevano parte di un unico oggetto genitore – probabilmente una cometa – e, quando si sono staccati, hanno dato vita a una coppia che rientra nei cosiddetti NEA (Near Earth Asteroids), ovvero asteroidi che si avvicinano alla Terra. Le loro caratteristiche uniche lasciano aperte moltissime domande.

A descrivere i due asteroidi più giovani del Sistema solare è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell'Istituto di Astronomia dell'Accademia Ceca delle Scienze (Repubblica Ceca), che hanno collaborato con i colleghi del Lowell Observatory, del NEO Coordination Centre dell'ESA di Frascati (in provincia di Roma), dell'Osservatorio di Arecibo, del Lunar and Planetary Laboratory dell'Università dell'Arizona e di numerosi altri istituti. PR2 2019 e QR6 2019 furono scoperti nel 2019 da due indagini indipendenti, Pan-STARRS1 alle Hawaii e Catalina Sky Survey in Arizona, ma solo grazie a osservazioni più recenti – con il Lowell Discovery Telescope (LDT) da 4,3 metri – e al recupero di altri dati di archivio è stato possibile determinare le caratteristiche di questi corpi celesti.

Gli scienziati, coordinati dal dottor Petr Fatka dell'istituto astronomico ceco, grazie alle immagini catturate da più telescopi sono riusciti a determinare come si riflette la luce solare sulle loro superfici; ciò ha permesso di stimare le loro dimensioni con un buon grado di accuratezza. In base ai calcoli il più grande dei due ha un diametro di circa un chilometro, mentre l'altro si ferma sui 500 metri, dunque è circa la metà. Entrambi hanno un'orbita molto simile attorno al Sole e sono distanti l'uno dall'altro un milione di chilometri. Le proprietà delle loro superfici sono molto simili e ciò supporta ulteriormente l'origine da un oggetto genitore comune.

“Grazie alle misurazioni eseguite con l'LDT, è chiaro che PR2 2019 e QR6 2019 provengono dallo stesso oggetto genitore e la loro elevata somiglianza orbitale non è casuale”, ha dichiarato in un comunicato stampa il professor Fatka. Come spiegato dagli autori dello studio, la maggior parte delle coppie di asteroidi si forma per il fenomeno della fissione rotazionale, un fenomeno che, in parole semplici, porta un sasso spaziale in rapida rotazione a disgregarsi dando vita a nuovi corpi che “ereditano” orbite simili a quelle dell'oggetto madre. La giovane età dei due oggetti, determinata attraverso modelli matematici, tuttavia non si concilia con le proprietà osservate.

Secondo gli astronomi le caratteristiche di PR2 2019 e QR6 2019 possono essere spiegate (in larga parte) se a generarli fosse stata una cometa, spingendoli nelle attuali orbite attraverso il processo di degassamento. Ma questa ipotesi non è sufficiente a dirimere tutta la storia. “Al giorno d'oggi, i corpi non mostrano alcun segno di attività cometaria. Quindi rimane un mistero come questi oggetti possano essere passati in soli 300 anni da un unico corpo genitore, a oggetti attivi fino alla coppia inattiva che vediamo oggi”, ha chiosato il professor Fatka. Forse ne sapremo di più nel 2033, quando i due oggetti compiranno un passaggio ravvicinato alla Terra. I dettagli della ricerca “Recent formation and likely cometary activity of near-Earth asteroid pair 2019 PR2–2019 QR6” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.

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