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Rischio “influenza del cammello” per rientro tifosi dai mondiali: peggio del Covid, medici allertati

Con i tifosi al rientro dai mondiali le agenzie sanitarie hanno allertato i medici su potenziali casi di MERS o influenza del cammello, una grave e rara malattia respiratoria.
A cura di Andrea Centini
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Come indicato dal quotidiano britannico The Sun, l'Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (UKHSA) ha diramato un'allerta per i medici su pazienti affetti da difficoltà respiratorie e febbre. Siamo ancora nel cuore della pandemia di COVID-19, inoltre in questo periodo stanno aumentando sensibilmente anche i casi di influenza, sindromi parainfluenzali e infezioni da virus respiratorio sinciziale (RSV), pertanto i pazienti con sintomi aspecifici sono moltissimi, tuttavia in questo caso non c'entrano né il coronavirus SARS-CoV-2 né altri patogeni responsabili delle epidemie stagionali. L'avviso è specificatamente legato alla famigerata sindrome respiratoria mediorientale da coronavirus o MERS, conosciuta anche col nome popolare di “influenza del cammello”. La grave malattia, molto più severa della Covid, potrebbe infatti arrivare nel Regno Unito – o altrove – attraverso il rientro dei tifosi dal Qatar e altri Paesi mediorientali limitrofi.

Nel piccolo emirato della Penisola Arabica, dove sono in corso i Campionati del Mondo di calcio, è confluito un numero significativo di tifosi da ogni parte del mondo, che pian piano stanno tornando nelle rispettive patrie dopo l'eliminazione dei propri beniamini. Poiché il Qatar è uno dei Paesi in cui la patologia respiratoria è presente e in moltissimi hanno interagito con cammelli, dromedari e persone potenzialmente infetti, l'agenzia britannica esorta i medici di prestare massima attenzione ai pazienti. Anche il Ministero della Salute dell'Australia ha diramato una nota analoga a quella dell' UKHSA, indicando che “chiunque viaggi dal Medio Oriente, incluso il ritorno in Australia dopo aver partecipato alla Coppa del Mondo FIFA 2022, dovrebbe essere a conoscenza della sindrome respiratoria mediorientale (MERS)”. Come specificato dall'ente australiano, la MERS è una malattia rara ma grave, che può colpire i viaggiatori che si recano nei Paesi del Medio Oriente. La MERS, prosegue il ministero, “si diffonde attraverso il contatto ravvicinato con cammelli portatori del virus o con una persona infetta, oppure consumando carne di cammello cruda o latte di cammello non pastorizzato”. In molti durante i mondiali sono entrati in contatto con questi splendidi animali e non si può escludere che alcuni di essi potessero essere infettivi.

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) specifica che dal 2012 ad oggi, cioè da quando è stata scoperta la malattia in Arabia Saudita, sono stati diagnosticati 2.600 casi di MERS nel mondo, principalmente concentrati nei Paesi mediorientali. Fra essi in 935 sono stati fatali; ciò significa che la patologia ha un tasso di mortalità del 36 percento. È molto più elevato di quello della COVID-19, che si attesta attorno al 4 percento. Il maggior numero di casi fu rilevato nel 2014, con centinaia di infezioni; il numero si è ridotto anno dopo anno, arrivando alle poche decine del 2021 e ai soli 6 casi del 2022, due dei quali registrati proprio in Qatar (la maggior parte dei contagi è storicamente concentrata in Arabia Saudita).

La malattia è provocata da un betacoronavirus “cugino” del SARS-CoV-2 e del SARS-CoV, quest'ultimo responsabile della SARS. I tre patogeni, tutti originati in pipistrelli e poi passati all'uomo attraverso un ospite intermedio (non ancora scoperto per la Covid), presentano una porzione significativa del patrimonio genetico in comune, pertanto gli esperti pensano che le infezioni determinino una certa reattività crociata. I sintomi di base della MERS sono aspecifici e molto simili a quelle di altre infezioni respiratorie; fra essi figurano febbre, tosse, difficoltà respiratorie e diarrea, come indicato dal ministero australiano. Tra le complicazioni note vi sono anche la sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS), insufficienza renale acuta, shock, insufficienza multiorgano e viremia, potenzialmente fatali. Al momento, comunque, non ci sono rischi particolari data la rarità della malattia, pertanto la nota dell'UKHSA e del ministero australiano sono solo avvisi generici per avvisare i medici del potenziale rischio, in particolar modo quando hanno a che fare con pazienti rientrati dal mondiale.

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