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Questo nuovo biosensore può aiutarci a capire se la carne è andata a male

Sviluppato da un team di ricerca canadese, è in grado di rilevare la presenza della putrescina, una sostanza tossica che si forma durante la decomposizione di diversi alimenti e che, se ingerita in certe quantità, è pericolosa per la salute.
A cura di Valeria Aiello
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Illustrazione del funzionamento del sensore / Credit G.E. Perry
Illustrazione del funzionamento del sensore / Credit G.E. Perry

La filiera della carne è molto complessa e, solitamente, molto efficiente. Tuttavia, per un qualsiasi errore in una delle fasi di trasporto o conservazione, oppure perché quel taglio di carne che abbiamo acquistato è rimasto qualche giorno di troppo nel frigorifero di casa, può accadere di avere a che fare con un prodotto non più fresco, con i rischi che comporta il suo consumo. Nel caso della carne, uno dei principali pericoli associati alla sua decomposizione è rappresentato da una sostanza chiamata putrescina, un composto organico che, come suggerisce il nome, si forma durante la putrefazione degli alimenti. Se ingerita in certe quantità, la putrescina è pericolosa per la salute e può causare mal di testa, vomito, diarrea e altri sintomi di intossicazione alimentare. Alcuni studi hanno anche collegato la putrescina a un maggior rischio di cancro del colon-retto.

Una soluzione al problema arriva però dal Canada, dove un team di ricerca della Concordia University di Montreal ha sviluppato un nuovo biosensore che rileva la putrescina nella carne bovina. Il dispositivo, che non contiene materiali tossici e può essere facilmente utilizzato anche dopo la cottura – la putrescina non viene infatti eliminata dalle alte temperature –  verifica l’eventuale presenza della sostanzaconsentendo alle persone di controllare la qualità del cibo che stanno mangiando” ha affermato Alaa Selim che ha coordinato lo sviluppo del sensore.

Descritto nel dettaglio in un articolo pubblicato sulla rivista ACS Applied Bio Materials, il nuovo biosensore si basa su una piccola striscia di carta in grado di rilevare la presenza della putrescina grazie a un’altra molecola, chiamata repressore della putrescina PuuR, inizialmente identificata nella specie batterica E. coli. Questa proteina, che i ricercatori possono sintetizzare con un processo che non prevede l’uso di cellule batteriche, reagisce con la putrescina, risultando visibile agli UV.

Quando il dispositivo è stato testato su carne di manzo conservata a diverse temperature – incluso un campione a temperatura ambiente e campioni prelevati dal frigorifero e dal congelatore – ha mostrato di poter discriminare con efficacia la carne contenente putrescina, come confermato da successive analisi di laboratorio.

Anche se per il lancio del nuovo biosensore sul mercato servirà ancora del tempo, i ricercatori sono ottimisti riguardo il suo potenziale. “Riteniamo che il nostro lavoro sia un primo passo verso l’utilizzo di sensori nell'industria della preparazione della carne – ha affermato Steve Shih, autore principale dello studio e professore associato di ingegneria elettrica e informatica, nonché presidente della Concordia University Research in Microfluidics for Biological and Chemical Analysis – . Riteniamo che questo tipo di rilevamento possa essere utilizzato in altri settori come il campionamento ambientale della contaminazione da metalli pesanti e la diagnostica del cancro e delle malattie”.

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