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Questo buco nero è il più vicino alla Terra mai scoperto: cosa sappiamo su Gaia BH1

Grazie al satellite Gaia dell’ESA e al telescopio Gemini North gli scienziati hanno scoperto Gaia BH1, il buco nero conosciuto più vicino alla Terra. L’oggetto sfida i modelli fisici.
A cura di Andrea Centini
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Credit: International Gemini Observatory/NOIRLab/NSF/AURA/J. da Silva/Spaceengine/M. Zamani
Credit: International Gemini Observatory/NOIRLab/NSF/AURA/J. da Silva/Spaceengine/M. Zamani

Il più vicino buco nero alla Terra (conosciuto) è stato appena scoperto. Si tratta di un “cuore di tenebra” con una massa di circa 10 volte quella del Sole, distante appena 1.600 anni luce dal nostro pianeta. Si tratta di un buco nero dormiente, cioè che non viene rilevato ai raggi X mentre divora il materiale circostante. È dunque praticamente invisibile ai sensori degli strumenti, ma gli scienziati sono riusciti a individuarlo analizzando il comportamento della sua stella compagna. Gaia BH1, questo il nome dell'oggetto, orbita infatti in un sistema binario attorno a una stella di sequenza principale di tipo G simile al Sole, caratterizzata da una temperatura superficiale di 5.580° C. Si tratta del primo buco nero di massa stellare dormiente scoperto in modo inequivocabile nella Via Lattea, la nostra galassia. Il suo studio aiuterà i ricercatori a comprendere meglio le caratteristiche di questi affascinanti e misteriosi oggetti.

A scoprire il buco nero più vicino alla Terra è stato un team di ricerca internazionale guidato dagli scienziati statunitensi del Centro per l'Astrofisica Harvard & Smithsonian, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Max-Planck Institute for Astronomy di Heildeberg (Germania), del Dipartimento di Astronomia dell'Università della California, della Scuola di Fisica e Astronomia dell'Università di Tel Aviv e di altri istituti. Gli scienziati, coordinati dall'astrofisico Kareem El-Badry, avevano intuito la posizione di un potenziale buco nero dormiente grazie al satellite Gaia (Global Astrometric Interferometer for Astrophysics) dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA), che aveva rilevato alcune anomalie nel movimento della stella a causa dell'attrazione gravitazionale di un oggetto vicino e invisibile. Attraverso le rilevazioni di follow-up condotte con lo strumento Gemini Multi-Object Spectrograph installato sul Gemini North, un telescopio sito sul vulcano Mauna Kea alle Isole Hawaii, i ricercatori sono riusciti a determinare con precisione le masse dei due oggetti nel sistema binario, rilevando così Gaia BH1.

Il buco nero dormiente orbita dalla stella alla medesima distanza della Terra dal Sole. “Prendi il Sistema Solare, metti un buco nero dove si trova il Sole, e il Sole dove si trova la Terra, e ottieni questo sistema”, ha affermato in un comunicato stampa il professor El-Badry. “Sebbene siano stati molti i rilevamenti dichiarati di sistemi come questo, quasi tutte queste scoperte sono state successivamente confutate. Questa è la prima rivelazione inequivocabile di una stella simile al Sole in un'ampia orbita attorno a un buco nero di massa stellare nella nostra Galassia”, ha aggiunto con entusiasmo lo scienziato, data l'elusività e l'aura di mistero che circonda questi oggetti. Come indicato, si tratta del buco nero più vicino alla Terra mai identificato. Ha battuto di circa tre volte il record del sistema A0620-00 nel cuore della costellazione dell'Unicorno, nel quale si trova un altro buco nero di massa stellare. Si ritiene che ve ne siano a milioni vaganti soltanto nella Via Lattea, ma data l'elusività solo pochissimi sono stati identificati.

Il nuovo sistema binario sfida alcuni modelli fisici acclarati, dato che, in base alle masse degli oggetti coinvolti, la stella che ha dato vita al buco nero avrebbe dovuto trovarsi a una distanza inferiore dalla compagna rispetto a quella rilevata dagli scienziati. “È interessante notare che questo sistema non è facilmente adattabile ai modelli di evoluzione binaria standard. Pone molte domande su come si è formato questo sistema binario e su quanti di questi buchi neri dormienti ci sono là fuori”, ha aggiunto il professor El-Badry. Il sistema continuerà a essere indagato per provare a svelare i misteri che custodisce gelosamente. I dettagli della ricerca “A Sun-like star orbiting a black hole Get access Arrow” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.

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