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Covid 19

Quando e chi può assumere il paxlovid, la pillola Pfizer che cura il Covid ora disponibile in Italia

Il farmaco antivirale è indicato per il trattamento di Covid-19 negli adulti che non necessitano di ossigeno supplementare e sono a maggior rischio di sviluppare forme gravi della malattia.
A cura di Valeria Aiello
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Anche in Italia, dopo il via libera di EMA e AIFA, arriva il paxlovid, il farmaco antivirale prodotto da Pfizer e specifico per la cura di Covid-19. Il trattamento, che si assume per via orale, agisce riducendo la capacità di Sars-Cov-2 di replicarsi nell’organismo attraverso due principi attivi: il primo, chiamato nirmatrelvir (PF-07321332), è un inibitore delle proteasi, progettato per bloccare la proteasi principale di Sars-Cov-2 (Mpro, nota anche come 3CL), un enzima fondamentale per la sua replicazione. Il secondo è il ritonavir, un inibitore di un enzima del fegato chiamato CYP3A, ampiamente utilizzato nella terapia antiretrovirale dell’HIV e che agisce come amplificatore e potenziatore (booster) degli inibitori delle proteasi. I due principi attivi sono contenuti in due compresse distinte, una di forma ovale, rivestita con un film di colore rosa contenente 150 mg di PF-07321332, e una a forma di capsula, rivestita con film di colore bianco e contenente 100 mg di ritonavir.

A cosa serve il paxlovid e chi può assumerlo

Il paxlovid è indicato per il trattamento di Covid-19 negli adulti che non necessitano di ossigenoterapia supplementare e che sono a elevato rischio di sviluppare formi gravi della malattia. Il dosaggio raccomandato è di 300 mg di nirmatrelvir (due compresse da 150 mg) con 100 mg di ritonavir (una compressa da 100 mg), assunti insieme per via orale ogni 12 ore per 5 giorni. Il trattamento deve essere somministrato il prima possibile dopo la diagnosi di Covid-19 ed entro 5 giorni dall’insorgenza di sintomi. Le compresse possono essere assunte con il cibo o lontano dai pasti e devono essere deglutite intere (non devono essere masticate, spezzate o frantumate). La somministrazione avviene a domicilio e a gestirla sono le Unità speciali di continuità assistenziale (Usca).

Nei pazienti con compromissione renale moderata è necessario un aggiustamento del dosaggio, che deve essere ridotto a 150 mg di nirmatrelvir/100 mg di ritonavir ogni 12 ore per 5 giorni. Il paxlovid non può essere somministrato a pazienti con compromissione renale severa, con malattia renale allo stato terminale e con compromissione epatica severa. Il trattamento non è raccomandato durante la gravidanza, in quanto al momento non ci sono indicazioni sull’uso nelle donne incinte. Le donne in età fertile non devono iniziare una gravidanza durante il trattamento con paxlovid e, come misura precauzionale, per 7 giorni dopo il completamento del ciclo di trattamento.

Efficacia e sicurezza di paxlovid

I dati di efficacia clinica di paxlovid si basano sui risultati della sperimentazione di fase 2/3 che ha arruolato 2.246 adulti di età pari o superiore a 18 anni, non ospedalizzati con diagnosi confermata di infezione da Sars-Cov-2 e sintomatici da non più di cinque giorni. I partecipanti allo studio avevano almeno uno dei seguenti fattori di rischio per la progressione verso la malattia severa: diabete, sovrappeso, malattia polmonare cronica (inclusa l’asma), malattia renale cronica, fumatore abituale, malattia immunosopressiva o trattamento immunosoppressivo, malattie cardiovascolari, ipertensione, anemia falciforme, disturbi dello sviluppo neurologico, cancro attivo, dipendenza tecnologica di natura medica, oppure avevano almeno 60 anni indipendentemente dalle comorbidità.

In questo gruppo di pazienti, randomizzati a ricevere il trattamento con paxlovid per via orale ogni 12 ore per cinque giorni o un placebo, il paxlovid ha mostrato di ridurre sensibilmente il ricovero in ospedale e il rischio di decesso –  con un’efficacia dell’89% quando somministrato entro tre giorni dall’esordio dei sintomi e dell’88% entro cinque giorni – rispetto al placebo.

I tassi di ospedalizzazione nell’analisi primaria dei dati su 774 pazienti sono stati dello 0,8% nei pazienti trattati con paxlovid rispetto al 6,3% in coloro che avevano ricevuto placebo, senza decessi nel braccio trattato con paxlovid rispetto ai 12 eventi fatali nel gruppo placebo. Risultati coerenti sono stati osservati nell’analisi finale, con tassi di eventi (ospedalizzazione o decesso) pari allo 0,72% nel gruppo paxlovid e 6,45% nel gruppo placebo.

La maggior parte dei pazienti arruolati nello studio presentava un’infezione causata da variante Delta, ma sulla base di studi di laboratorio, si prevede che il paxlovid agisca anche contro Omicron e altre varianti.

Effetti collaterali

Il profilo di sicurezza di paxlovid è stato favorevole e gli effetti collaterali sono stati generalmente lievi, con eventi avversi comparabili tra paxlovid (23%) e placebo (24%). Le reazioni più comuni, riportate durante il trattamento e nel mese successivo all’ultima dose, sono state un’alterata percezione del gusto (5,6%), diarrea (3,1%), cefalea (1,4%) e vomito (1,1%). Tuttavia, poiché è noto che ritonavir influenza l’azione di molti altri medicinali, nel foglietto illustrativo di paxlovid sono state inserite avvertenze e raccomandazioni circa la sua assunzione con terapie concomitanti.

Ulteriori studi clinici di fase 2/3 sono attualmente in corso in adulti con basso rischio di progressione verso una malattia grave e in coloro che sono stati esposti al virus attraverso contatti familiari.

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