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Possibili organismi viventi scoperti in cristalli fossili di salgemma di 830 milioni di anni

Grazie a sofisticate analisi scienziati americani hanno scoperto possibili microorganismi viventi in cristalli di salgemma (alite) di 830 milioni di anni.
A cura di Andrea Centini
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Composti organici, cellule di procarioti ed eucarioti in campioni di salgemma di 830 milioni di anni. Credit: Geology
Composti organici, cellule di procarioti ed eucarioti in campioni di salgemma di 830 milioni di anni. Credit: Geology

All'interno di antichissimi cristalli di salgemma (o alite) risalenti a 830 milioni di anni fa sono stati rilevati aggregati di composti organici come alghe, cellule procariotiche ed eucariotiche. L'aspetto più sorprendente di questa scoperta risiede nel fatto che alcuni dei residui di microorganismi preistorici – molto più antichi dei dinosauri, vissuti tra 230 e 66 milioni di anni fa – potrebbero essere ancora in vita. All'interno delle inclusioni di fluido intrappolate nei cristalli, infatti, potrebbero essere presenti le condizioni per permettere a colonie di minuscoli organismi di sopravvivere per intere ere geologiche. Si tratta di una scoperta straordinaria che non solo migliora le nostre conoscenze della vita sulla Terra in condizioni estreme, ma alimenta anche la speranza che la vita possa essere presente anche su altri pianeti, in particolar modo Marte.

A scoprire e descrivere gli aggregati di composti organici all'interno degli antichissimi cristalli di salgemma sono stati i tre scienziati Sara I. Schreder-Gomes, Kathleen C. Benison e Jeremiah A. Bernau del Dipartimento di Geologia e Geografia dell'Università della Virginia Occidentale. Gli scienziati, grazie alla collaborazione del Geological Survey of Western Australia, sono riusciti ad analizzare alcuni preziosi campioni estratti oltre 25 anni fa dalla Formazione Browne, un deposito fossile di era neoproterozoica (compresa tra 1 miliardo – 542 milioni di anni fa) sito nell'Australia Centrale, nei pressi del bacino Officer Basin. In quest'area della "terra dei canguri" un tempo c'era un antichissimo mare salato che è stato prosciugato, lasciando grandi depositi di salgemma – un minerale cristallino formato dal cloruro di sodio – ricchi di preziose informazioni per gli scienziati.

Credit: Sara Schreder-Gomes
Credit: Sara Schreder-Gomes

La professoressa Schreder-Gomes e i colleghi hanno analizzato i campioni di salgemma di 830 milioni di anni fa attraverso avanzate indagini ottiche come la petrografia a luce trasmessa e la petrografia ultravioletta-visibile (UV-vis), combinate con altre tecniche in grado di aumentare fino a 2000 volte il potere risolutivo, ma senza rovinare il campione. I solidi e i liquidi organici individuati nelle inclusioni di fluido “sono coerenti per dimensioni, forma e risposta fluorescente con cellule di procarioti ed eucarioti e con composti organici”, hanno scritto i tre scienziati nell'abstract dello studio. Tra gli organismi osservati cellule di alghe brune, arancioni e gialle, oltre a cocchi procariotici.

Un dettaglio sorprendente è che la fluorescenza emessa da alcuni di questi composti organici è paragonabile a quella di microorganismi moderni e inalterati. Ciò suggerisce che alcuni di essi potrebbero essere ancora in vita all'interno del campione di alite. Del resto aggregati vitali simili a questi sono stati trovati in campioni di salgemma di 250 milioni di anni fa; gli scienziati non escludono che possano sopravvivere anche molto più a lungo, quasi per un miliardo di anni. In queste inclusioni di fluido, che si generano nelle acque salate superficiali, potrebbero infatti esserci le condizioni ambientali e i nutrienti affinché colonie di minuscoli organismi possano sopravvivere per periodi lunghissimi, protetti dalle radiazioni in grado di annientare tutto.

Credit: Sara Schreder-Gomes
Credit: Sara Schreder-Gomes

Naturalmente saranno necessarie ulteriori e più approfondite indagini per determinare se alcuni di questi aggregati di composti organici sono effettivamente vitali; per ora gli scienziati si sono limitati a indagini ottiche non invasive per non danneggiare i preziosi campioni. Il risultato dello studio aumenta le speranze che microorganismi simili e le loro firme biologiche possano essere rilevati nei sedimenti chimici di Marte e di altri ambienti extraterrestri. I dettagli della ricerca “830-million-year-old microorganisms in primary fluid inclusions in halite” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Geology.

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