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Ora sappiamo come il cambiamento climatico causerà la prossima pandemia

Lo mostra un nuovo studio pubblicato su Nature da un team di ricerca internazionale che ha valutato il modo in cui il riscaldamento globale aumenterà il rischio di pandemie.
A cura di Valeria Aiello
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Sono almeno 10.000 le specie virali che hanno la capacità di infettare l’uomo, ma attualmente la stragrande maggioranza di questi virus circola silenziosamente in mammiferi selvatici geograficamente isolati. Tuttavia, con le temperature medie in continuo aumento, molte specie di fauna selvatica saranno costrette a lasciare i loro habitat naturali e spostarsi in regioni con maggiori probabilità di entrare in contatto con gli esseri umani, incrementando così il rischio di spillover virale e di scatenare una nuova pandemia.

A valutare il modo in cui il riscaldamento globale inciderà sul rischio di future pandemie è uno studio appena pubblicato su Nature da un team internazionale di biologi guidato dal professor Colin Carsol del Center for Global Health Science and Security della Georgetown University, negli Stati Uniti, secondo cui il pericolo di trasmissione virale tra specie diverse aumenterà di circa 4.000 volte entro l’anno 2070, in un processo che potrebbe essere già in corso e contro cui gli sforzi per mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2 °C non saranno sufficienti.

Il rischio di una nuova pandemia

Il lavoro degli studiosi si concentra sugli spostamenti che, sotto la pressione del cambiamento climatico, gli animali intraprenderanno alla ricerca di nuovi habitat, incrementando drasticamente la possibilità per i virus di emergere in nuove aree e trasmettersi tra specie diverse. Questi spostamenti, spiegano i ricercatori, faciliteranno la circolazione virale e i fenomeni di spillover zoonotico, ovvero il salto di virus dagli animali all’uomo, nel momento in cui la fauna selvatica condividerà gli stessi luoghi degli insediamenti umani. “L’analogia più vicina è, in realtà, il rischio che vediamo nel commercio di animali selvatici – ha affermato Carlson – . Ci preoccupiamo dei mercati perché mettere insieme animali malsani in combinazioni innaturali crea opportunità per questo graduale processo di emergenza virale, come il modo in cui il virus della SARS è passato dai pipistrelli agli zibetti, poi dagli zibetti alle persone. Ma i mercati non sono più un’eccezione: in un clima che cambia, questo tipo di processo avverrà praticamente ovunque in natura”.

Nel 2070, gli insediamenti umani nell'Africa equatoriale, nella Cina meridionale, in India e nel Sud-Est asiatico si sovrapporranno alle aree in cui è prevista la trasmissione virale tra specie nella fauna selvatica / Nature.
Nel 2070, gli insediamenti umani nell'Africa equatoriale, nella Cina meridionale, in India e nel Sud-Est asiatico si sovrapporranno alle aree in cui è prevista la trasmissione virale tra specie nella fauna selvatica / Nature.

Come premesso, gli studiosi ritengono che parte di questo processo possa essere già in corso, favorito dall’odierno aumento delle temperature medie di 1,2 °C, e che gli impegni dell’Accordo di Parigi per ridurre le emissioni di gas serra non siano sufficienti ad impedire lo svolgersi di tali eventi.

Un’ulteriore importante scoperta dello studio riguarda l’impatto che l’aumento delle temperature avrà sui pipistrelli, che “rappresentano la maggior parte della nuova condivisione virale ed è probabile che condividano virus lungo percorsi evolutivi che faciliteranno la futura emergenza negli esseri umani”. In altre parole, la loro capacità di volare e percorrere lunghe distanze aumenterà la condivisione virale nei pipistrelli, con impatti maggiori che gli studiosi prevedono nel Sud-Est asiatico, un hotspost globale di diversità di questi mammiferi.

Ad ogni passo – ha aggiunto Carlson – le nostre simulazioni ci hanno colto di sorpresa. Abbiamo passato anni a ricontrollare quei risultati, con dati diversi e ipotesi diverse, ma i modelli ci riportano sempre a queste conclusioni. È un esempio davvero impressionante di come possiamo, in realtà, prevedere il futuro se ci proviamo”.

Dal momento che i virus possono saltare tra le specie ospiti a velocità senza precedenti, l’impatto sulla conservazione e sulla salute umana potrebbe essere notevole. “La pandemia di Covid-19 e la precedente diffusione di SARS, Ebola e Zika, mostrano come un virus che passa dagli animali all'uomo possa avere effetti enormi. Per prevedere il loro salto negli esseri umani, dobbiamo conoscere la loro diffusione tra gli altri animali – ha affermato Sam Scheiner, direttore del programma di ricerca presso la National Science Foundation (NSF) degli Stati Uniti, che ha finanziato la studio – . I risultati di questo studio mostrano come i movimenti e le interazioni degli animali dovuti alla crisi climatica possano aumentare il numero di virus che saltano tra specie”.

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