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Migliaia di giovani uccelli catturati e uccisi alle Faroe: collo spezzato durante i primi voli

Sea Shepherd ha condiviso le immagini di numerosi giovani fulmari massacrati alle Faroe. I cacciatori spezzano loro il collo durante le prime prove di volo.
A cura di Andrea Centini
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Centinaia di fulmari uccisi in un porto delle Faroe. Credit: Sea Shepherd
Centinaia di fulmari uccisi in un porto delle Faroe. Credit: Sea Shepherd

In questi giorni migliaia di giovani uccelli marini vengono catturati e uccisi alle isole Faroe, la maggior parte dei quali durante i primi tentativi di volo. È un vero e proprio sterminio programmato, con esiti potenzialmente drammatici per intere colonie dell'arcipelago atlantico. Le isole Faroe sono conosciute in tutto il mondo per la pratica brutale della grindadrap, la caccia ai cetacei durante la quale interi gruppi di mammiferi marini – soprattutto globicefali – vengono inseguiti, spaventati a morte, fatti spiaggiare e massacrati da una folla inferocita armata di coltelli, uncini e altre armi bianche. Non c'è da stupirsi che tra i lussureggianti paesaggi a picco sull'oceano, lordi di sangue dei delfini, vengano eliminati in modo atroce anche altri animali.

Credit: Sea Shepherd
Credit: Sea Shepherd

Le vittime principali di questa mattanza sono i fulmari (Fulmarus glacialis), splendidi uccelli marini che popolano le coste del Nord Europa. Colonie numerose sono presenti in Islanda, Danimarca, Gran Bretagna, Norvegia, Isole Svalbard e appunto, Faroe. Hanno un aspetto simile a quello dei gabbiani e sono strettamente imparentati alle berte maggiori e agli albatri (appartengono tutti all'ordine dei procellariformi). Per dar loro la caccia gli uomini, semplicemente, attendono che gli esemplari giovani si lancino dalle scogliere durante le prime esperienze di volo. Molte di queste prove durano poco e i fulmari arrivano in acqua esausti, costretti a recuperare le energie. È in questa fase che i faroesi si avvicinano con piccole imbarcazioni e li tirano su con un semplice retino da pesca o con reti legate a lunghi bastoni. Una volta a bordo spezzano loro il collo e li accatastano come oggetti. A volte per ucciderli gli uomini tengono gli uccelli per la testa e fanno roteare il corpo in aria, provocando la frattura delle vertebre. Al termine della giornata i porti si riempiono con centinaia e centinaia di carcasse, come mostrano le drammatiche immagini diffuse dai volontari di Sea Shepherd.

Credit: Sea Shepherd
Credit: Sea Shepherd

Un tempo questa attività era praticata da pochissimi uomini e con imbarcazioni a remi, dunque vi era un impatto limitato sulle popolazioni di uccelli marini. Oggi, con sempre più persone dedite alla caccia e l'ausilio di barche a motore, le conseguenze sulle specie possono essere catastrofiche. Gli uccelli uccisi in giovane età ovviamente non possono avere figli propri e questo si riflette sulla tenuta di una colonia. Secondo le stime di Sea Shepherd fino a 100mila fulmari vengono uccisi ogni anno. “La caccia al fulmaro inizia intorno alla terza settimana di agosto e dura fino alla seconda settimana di settembre. Molte delle barche catturano tra i 100 e i 300 giovani fulmari ogni giorno e le barche di città come Hvannasund, vicino alle più grandi colonie di fulmari, prendono fino a 900 esemplari”, ha scritto l'organizzazione ambientalista sul proprio sito.

Credit: Sea Shepherd
Credit: Sea Shepherd

I fulmari non sono le uniche vittime di questa barbarie. Le pulcinelle di mare, ad esempio, pur essendo specie protetta continuano a essere cacciate alle Faroe; si stima che nel 2025 la specie sarà estinta localmente se continueranno i prelievi illegali. Fino agli anni '50 l'uria comune era la preda più colpita, ma a causa del tracollo della popolazione oggi è consentito prenderne solo le uova (fino a 2mila all'anno) e solo con un permesso speciale da parte del Museo di Storia Naturale delle Isole Faroe, spiega Sea Shepherd. Anche i cormorani – abbattuti a fucilate – e la gazza marina (Alca torda) sono uccelli nel mirino dei faroesi. In questo periodo vengono catturati anche centinaia di pulcini di sula. Diversi di questi animali vivono per decenni e fanno covate limitate; i numeri e le modalità di prelievo non fanno altro che assottigliarne le popolazioni, già in grave pericolo a causa dei cambiamenti climatici. Le minacciate pulcinelle di mare, ad esempio, hanno sempre più difficoltà a reperire il pesce di cui si nutrono. La perdita di biodiversità e le sofferenze inferte a questi animali sono semplicemente inaccettabili.

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